Guerra Ucraina

Il libro di Emmanuel Todd che piace a Putin: “L’orgoglio europeo si ritrova tornando a dialogare con i russi e smettendola di considerarsi colonia americana”

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Intellettuale irrequieto e saggista controverso, lo storico e antropologo francese Emmanuel Todd non manca mai di far discutere. Lo abbiamo incontrato nel giorno in cui esce in Italia il suo ultimo lavoro, La sconfitta dell’Occidente, uscita con Gallimard in Francia e in Italia per Fazi editore.

Quale vuol essere il suo messaggio, con questo libro?
«Non voglio dare messaggi, sono uno storico. Mi piacerebbe parlare di fatti. Non ho obiettivi morali o politici ma mi piace discutere e far discutere. Se dovessi stare a quanto mi chiede risponderei: accettiamo di interessarci alla realtà. Dismettiamo i paraocchi e guardiamo ai fatti».
I fatti parlano spesso da soli, la Russia ha invaso l’Ucraina, l’Europa dovrebbe difenderla…
«I fatti dicono che il mondo sta diventano irreale. Sento dire cose folli su Putin, sulla Russia, sull’economia americana, sulla guerra. Accettiamo di interessarci alla realtà».
Scusi, la realtà per come è o per come la vorrebbe descrivere lei?
«Mi dispiace… ha tutto il diritto di non credere a quello che dico. E sono anche contrario a sostenere di essere io il depositario della verità, se vuole. Ma io non fingo, mai. Quando faccio il mio lavoro di storico mi appoggio sui dati: i tassi di suicidi, di disoccupazione, di correlazioni famigliari, di pratica religiosa, di livelli educativi… lavoro su un mondo statistico, sulla base di dati che mi portano a trarre le conclusioni che traggo».
E dunque lancia un messaggio politico!
«Ma la conclusione è l’ultimo momento del mio lavoro. Una punta dell’icerberg».
Perché sostiene che ci sia una sorta di epidemia russofobica, in Europa, e non parte dalla base di dati che segnano l’ingerenza russa sulle nostre democrazie, i tentativi di corruzione, di manipolazione, di inquinamento della realtà di Mosca?
«Perché penso siano sovrastrutture artificiali. Penso che lo stesso conflitto in Ucraina sia artificiale. Dalla fine del comunismo la Russia ha fatto passi indietro su tutto, accettando anche la separazione dell’Ucraina dal suo territorio malgrado la presenza di una importante parte della popolazione russofona. Putin si è mosso solo quando si è sentito minacciato dalla minaccia di installare basi Nato su quel territorio».
Minacciato? Ma la Nato non minaccia, non ha scopo offensivo ma difensivo.
«Vuole scherzare? Mi prende in giro? A che scopo installano batterie missilistiche, se non per minacciare chi si trova a portata di tiro?».
Si chiama deterrenza, è servita a evitare guerre nucleari per settant’anni, nel mondo.
«Gli Stati Uniti hanno voluto creare un conflitto in Europa che non avrebbe dovuto esistere. Perché è documentato, per esempio, che gli Usa hanno sempre tentato di mettere la Germania contro la Russia, per mantenere il loro potere sull’Europa».
Un momento, professore. La Nato siamo noi, è l’Italia, è la Francia. Non è l’America, o meglio non è solo l’America…
«Lei mi prende in giro. Si rifà al regolamento Nato che prevede che a capo vi sia un non americano? E’ fatto apposta, è una foglia di fico. Ci mettono un norvegese una volta, un olandese un’altra volta. Perché sanno di controllare così ancora meglio l’Europa, senza esporsi troppo».
La riporto ai fatti storici. La Russia ha invaso l’Ucraina con i carri armati. Non è un dettaglio.
«I russi hanno spiegato benissimo perché lo hanno fatto. E lo avevano detto sin da prima: non avrebbero mai accettato i missili Nato puntati sul confine russo. E hanno visto che gli eserciti inglesi e americano avevano iniziato ad armare e addestrare le forze militari ucraine, preparandole alla guerra ben prima dell’invasione. Che dal punto di vista russo è quindi una guerra protettiva, di difesa».
No professore, mi scusi ma gli ucraini, già da piazza Maidan nel 2014 avevano detto di voler stare con l’Unione europea e di volersi sentire protetti nei confronti dei russi.
«Senta, faccio tante interviste e questo tono di difesa ipertrofica della Nato lo inizio a sentire spesso. Io voglio ragionare di storia: di legami culturali e antropologici che fondono, legano i popoli. Le frontiere e gli eserciti sono artifici che intervengono per spezzare relazioni profonde e antiche».
Professor Todd, domanda diretta: lei è un agente russo?
«No, nient’affatto. Ma la ringrazio per la domanda. Provengo da una famiglia francese con una parte di origini britanniche, mi sono formato a Cambridge e ho collaborato spesso con università americane. Se vuole saperlo, parlo l’inglese come il francese e ho molti amici americani. Con loro stabilisco sempre un’intesa cordiale».
Quante volte è stato in Russia?
«Due volte per turismo in tutta la vita. Invece amo molto il Giappone, ci sono andato più spesso».
Come fa l’Occidente a risollevarsi e l’Europa a ritrovare il suo orgoglio, secondo lei?
«Rifiutare la logica puramente militare americana, ritrovare le ragioni della sovranità europea, sentendo l’importanza di stabilire un dialogo con i nostri vicini di casa naturali, i russi. Riportare gli animi a una serenità che vedo smarrita. L’Europa ritrova la sua forza rinnovando il suo spirito continentale e smettendola di considerarsi come una colonia americana».

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