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Il Natale di Pietro Piciocchi: “Troppe situazioni di “buio”, servono luce e gioia”
https://www.youtube.com/watch?v=ZFRtk8IzBOA
Non è un Natale come gli altri per il vicesindaco reggente di Genova Pietro Piciocchi. Quest’anno siede sulla poltrona più importante di Palazzo Tursi ed è alla guida di un’amministrazione che probabilmente prima dell’estate andrà al voto.
“Cerco di essere me stesso sia fuori che in famiglia e quindi cerco di attingere dal significato profondo del Natale e credo che quella gioia che noi dobbiamo portare nella famiglia sia quella che ha tanto bisogno la città. Se mi chiedete che proposito mi sono fatto per questo Natale: voglio essere una persona gioiosa, dobbiamo portare la luce nelle famiglie ma anche nella città dove ci sono ancora tante troppe situazioni di buio, di solitudine e di fragilità.. Poi non è facile perché è un impegno con se stessi, una sfida personale. Prima di andare alla sera mi chiedo: “com’è andata la giornata? Sono riuscito a diffondere questa fiducia intorno a me?S0ì, no” ecco credo che sia un bel interrogativo, un bel proposito da fare: io ce la metterò tutta”.
Quanto incide la sua fede nel suo lavoro quotidiano?
“Molto. Tutte le scelte della vita, anche il fatto di aprirmi insieme a mia moglie che condivide questa fede ad una famiglia numerosa, chiaramente la derivazione è quella. La fede mi aiuta a cercare di vivere ogni giorno con attenzione particolare agli altri, a mettermi in discussione, a essere umile e devo dire è un aiuto enorme anche per avere un approccio un po’ di distacco da se stessi cercando sempre di mettere al centro le persone il servizio alle persone. Io quando mi sono insediato due settimane fa volutamente nel mio intervento ho citato il gesto della lavanda dei piedi che, secondo me è una ispirazione straordinaria per chi deve fare un lavoro politico. Credo che il Vangelo, a cui mi ispiro, contenga degli elementi molto potenti, molto significativi per un compito politico che poi naturalmente deve essere in grado di accogliere tutti: la fede non è chiusura è grande stimolo verso l’apertura, verso l’integrazione verso l’accoglienza e noi dobbiamo lavorare per una città accogliente per una città in cui si vive veramente a fondo la solidarietà, una città dove le relazioni siano di qualità e allora costruiamo una Genova forte e coesa. Lavoriamo per le grandi opere ma senza perdere l’attenzione alla qualità delle relazioni”.
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Toti: “Patteggiamento? Noi non ci pensavamo, è stata la procura a proporlo”
Dopo sette mesi da quel 7 maggio 2024 è arrivato il patteggiamento dell’ex presidente di Regione Liguria Giovanni Toti che sconterà le 1620 ore di lavori socialmente utili (2 anni e 3 mesi) presso la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt) di Genova.
L’ex governatore della Liguria parla dell’inchiesta che lo ha portato alle dimissioni
Toti è tornato sul tema patteggiamento ammettendo che lui e i suoi legali non ci aveva pensato durante i giorni dei domiciliari. “In realtà ad offrire un patteggiamento è stata la procura di Genova, non avevamo in testa di farlo noi, quando ha riconosciuto che di fatto non c’era stata alcuna corruzione in quello che avevamo fatto. Nel senso che gli atti erano tutti legittimi, i soldi, come diciamo da sempre, sono sempre stati i soldi tracciati e dedicati all’attività politica del governo regionale e delle liste che lo appoggiavano” ha spiegato l’ex presidente di Regione.
Toti: “Patteggiamento non è un’ammissione di colpa”
Toti ha rilasciato le dichiarazioni presentando il suo libro ‘Confesso: ho governato’ al Caffè de La Versiliana in edizione invernale, a Marina di Pietrasanta (Lucca). Dopo 80 giorni di domiciliari a casa sua ad Ameglia arrivarono le dimissioni da presidente di Regione. Poi il primo agosto arrivò anche la fine della misura cautelativa dei domiciliari. “Il patteggiamento non è un’ammissione di colpa ma è un accordo extragiudiziale – ha aggiunto – e io credo che non debba essere affrontato in un’aula di giustizia ma in un’aula parlamentare” per quanto riguarda quello “che si chiama asservimento della funzione”, “reato introdotto nel 2012 con il governo Monti”.
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