Italia
Dalla Costituente del Mov5s passa il futuro del centrosinistra ligure
Il 24 novembre 2024 è una data da cerchiare di rosso, sul calendario, per la politica progressista italiana. Sarà il D-Day del Movimento Cinque Stelle, dal quale dipenderà, in parte, il futuro del centrosinistra (anche ligure e genovese).
È scoccata l’ora della Costituente
L’assemblea degli iscritti è stata convocata dalle 10 di domani, giovedì 21 novembre, alle 15 di domenica prossima (24 novembre). Sulla oramai storica piattaforma pentastellata gli attivisti potranno rispondere ai quesiti sottoposti dalla Costituente che detteranno la linea politica e programmatica del Movimento del futuro. Saranno dodici le sezioni, dedicate a ogni tema emerso nel dibattito dei gruppi di lavoro, che sono già stati riassunti in un report, durante il lavoro svolto in questi ultimi mesi. Sono diversi i punti all’ordine del giorno, ma l’attenzione si focalizzerà soprattutto su due aspetti: l’eliminazione o meno del garante e la decisione sul ruolo del partito in termini di alleanze. Nel primo caso la domanda mette al centro la carica ricoperta da Beppe Grillo, fondatore del Mov5s, coadiuvato dal suo “Vaffa” nell’oramai lontano 2009. Grillo potrebbe essere eliminato completamente (in senso metaforico) dal suo ruolo o potrebbe assumerne un altro, molto meno vincolante. Su questo gli iscritti saranno chiamati a esprimere la propria preferenza, che spianerà o meno la strada al suo attuale presidente, Giuseppe Conte.
Dall’eliminazione del garante al ruolo politico
Non solo l’eliminazione del ruolo del garante, ma anche lo stop alla concentrazione tra garante e presidente sulla modifica del simbolo. Alla finestra infatti, anche l’opzione che il logo, così come è stato conosciuto, possa cambiare, addirittura anche nell’intestazione, e non chiamarsi più “Movimento Cinque Stelle”. Al centro del dibattito, e dello scontro tra Grillo e Conte, anche il superamento del limite dei due mandati, che da anni è diventato ulteriore terreno di crisi per i pentastellati. “La politica come passione, al servizio dei cittadini, che non deve diventare professione (e con la quale non ci si deve arricchire)” è stato per anni il mantra del M5s. Questo però, ha comportato la poca fidelizzazione, soprattutto sul territorio, della classe dirigente, con un continuo rinnovamento (non sempre all’altezza delle sfide). La base infatti, negli ultimi anni, anche ligure e genovese, chiedeva il superamento dei due mandati per proseguire con il percorso intrapreso, che fosse in municipio, in comune, in regione. Tra i quesiti proposti anche quello relativo al posizionamento nell’arco parlamentare. Tradotto: dove si posiziona, politicamente, il Mov5s? Si potrà dichiarata forza progressista (con diverse diciture, per esempio ‘progressisti indipendenti’ o ‘forza di sinistra’) oppure non dichiarare alcun posizionamento, ritenuto riduzionista, per mantenere la distanza dalla destra e dalla sinistra. Come d’altronde fu, agli albori.
Sì o no all’alleanza con il Partito Democratico
E poi, dicevamo, il secondo aspetto, il più dirimente, che riguarda la scelta sul ruolo che il M5s deve avere in tema di alleanze. Ovvero: strutturate e che comportino una scelta di campo che si basi su programmi da sottoscrivere con le altre forze politiche o negazioniste di ogni forma di coalizione, decidendo così di diventare un’entità a sé. E sarà proprio questo passaggio ad avere i fari puntati delle altre forze di centrosinistra, a partire dal Partito Democratico di Elly Schlein, “testardamente unitario”. La segretaria dem osserverà da lontano cosa verrà deciso e comunicato all’evento “Nova”, in programma al Palazzo dei Congressi di Roma il prossimo weekend (23 e 24 novembre ndr). Dopo la vittoria del campo largo, quasi larghissimo, in Emilia Romagna e Umbria che ha visto trionfare Michele de Pascale e Stefania Proietti, l’umore del centrosinistra è alto ma rischia di abbassarsi se gli iscritti del Mov5s sbarrassero le alleanze. Le ipotesi, in base all’esito della Costituente, sono due: restare nel campo progressista, scegliere dei punti programmatici per trovare un compromesso sulle posizioni che il Movimento ha sulla politica estera, per esempio; tornare a correre da soli, rimettersi alla prova e al servizio dei cittadini, rischiando però l’emarginazione in un bipolarismo oramai di fatto.
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Qualora intraprendessero la seconda strada, sarebbero problemi seri per Schlein e alleati, soprattutto in ottica nazionale, dove il Movimento (sondaggi alla mano) è sopra il 10%. E dove per creare una coalizione strutturata in vista delle Politiche del 2027 serviranno tutte le forze in campo, quelle alternative al centrodestra. L’esito della Costituente, se così venisse deciso, condizionerebbe anche la prossima corsa alle Comunali di Genova, dove di fatto – dopo diversi anni – Pd e sinistra non si alleerebbero più con i 5s. Nel capoluogo ligure non è escluso che il Movimento decida di correre da solo, come già ipotizzato proprio da Primocanale, per “testarsi” e per capire, di fronte a una corsa in solitaria, quale sarebbe la risposta dell’elettorato. Sullo sfondo rimarrebbe l’appoggio al secondo turno, qualora si andasse al ballottaggio, come già avvenuto in altre città (vedi Bari e Firenze ndr). Tra i pentastellati non si esclude un possibile passo di lato del presidente Conte, qualora la sua strategia di campo largo (a fasi alterne soprattutto nelle dichiarazioni ndr) di questi anni venisse bocciata dagli iscritti. E da domenica prossima si avranno le idee più chiare, anche in vista del voto dell’anno prossimo nel capoluogo ligure.