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“Politici a libro paga di Putin”: così Mosca tenta di condizionare le prossime elezioni
Dopo il Qatargate, un nuovo scandalo corruzione potrebbe colpire il Parlamento europeo: diversi deputati, stando alle rivelazione del primo ministro belga Alexander De Croo, sarebbero coinvolti in un giro di finanziamenti occulti provenienti dalla Russia e volti a influenzare le prossime elezioni…
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Israele ha sferrato un massiccio attacco all’Iran, colpiti siti del programma nucleare e strutture militari di Teheran
Uno scenario che sembrava appartenere ai peggiori incubi della diplomazia internazionale è diventato realtà: Israele ha sferrato un massiccio attacco militare contro l’Iran, colpendo duramente strutture nucleari e vertici della Repubblica islamica. L’operazione, battezzata “Rising Lion”, è stata confermata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha parlato di un “punto decisivo nella nostra storia”.
Nel mirino, non solo i siti sensibili del programma atomico iraniano, ma anche figure chiave del potere militare e scientifico di Teheran. Tra i nomi eccellenti uccisi figurano Hossein Salami, comandante in capo dei Guardiani della Rivoluzione, Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate, e lo scienziato nucleare Fereydoon Abbasi, ex capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica. Ferito gravemente anche Ali Shamkhani, uno dei più stretti consiglieri della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei.
Netanyahu, in un video diffuso alla nazione accanto ai principali membri del governo, ha dichiarato che “abbiamo colpito il comando superiore, scienziati di alto livello e installazioni nucleari. Non sarà una guerra facile, ma stiamo ottenendo risultati”. Parole che lasciano intendere che l’operazione potrebbe non essere conclusa e che Israele è pronto a reggere un’escalation prolungata.
Israele ha sferrato un massiccio attacco all’Iran, colpiti siti del programma nucleare e strutture militari di Teheran
Le immagini che arrivano da Teheran sono agghiaccianti: almeno 50 feriti, tra cui donne e bambini, sono stati ricoverati all’ospedale Chamran. La televisione di Stato iraniana parla di un attacco “barbaro” che ha colpito anche centri civili. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha confermato che il sito di arricchimento dell’uranio di Natanz è stato colpito e ha dichiarato di monitorare “con profonda preoccupazione” i livelli di radiazione.
La risposta iraniana non si è fatta attendere. I Guardiani della Rivoluzione hanno giurato vendetta, promettendo che “Israele deve aspettarsi una rappresaglia dura e deplorevole”. Il ministero degli Esteri ha invocato l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite per giustificare una risposta militare e ha lanciato un duro monito agli Stati Uniti, accusandoli di complicità: “Senza il loro permesso, questo attacco non sarebbe mai potuto avvenire. Washington sarà ritenuta responsabile delle conseguenze”.
Verso l’escalation
E proprio dagli Stati Uniti arriva la voce del presidente Donald Trump, che ha dichiarato a Fox News di essere stato messo “a conoscenza degli attacchi” prima che accadessero ma che gli Usa non hanno partecipato. Lo stesso ha poi ribadito che “l’Iran non può possedere una bomba nucleare” e auspicando un ritorno alle trattative. Ma le sue parole non bastano a placare l’incendio.
Il segretario generale dell’ONU António Guterres ha condannato fermamente “qualsiasi escalation militare” nella regione, esprimendo “particolare preoccupazione” per gli attacchi a impianti nucleari mentre sono ancora in corso colloqui diplomatici sul programma atomico di Teheran. “Il Medio Oriente non può permettersi una guerra su vasta scala”, ha avvertito, invitando tutte le parti alla massima moderazione.
La comunità internazionale, tuttavia, resta col fiato sospeso. Lo spettro di una guerra regionale — che potrebbe coinvolgere anche Hezbollah, gli Houthi e altre milizie alleate dell’Iran — è più vicino che mai. E con esso, il rischio che il conflitto si allarghi ben oltre i confini del Medio Oriente, trascinando con sé alleati, interessi strategici e l’intero equilibrio globale.
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Guerra Ucraina
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Israele martella la Striscia di Gaza e si prepara ad attaccare l’Iran. Trump rassegnato ordina il ritiro dei cittadini statunitensi dal Medio Oriente
Da un lato, la guerra nella Striscia di Gaza che – complice il perdurante stallo nei negoziati di pace – continua a seminare morte e distruzione; dall’altro, le indiscrezioni secondo cui Israele sarebbe pronto a sferrare un duro attacco alle strutture del programma nucleare iraniano. Dopo quasi due anni di conflitto, il Medio Oriente continua a bruciare tra minacce, contro-minacce e quella che appare come una possibile – quanto probabile – escalation del conflitto dagli esiti imprevedibili.
Israele martella la Striscia di Gaza e si prepara ad attaccare l’Iran. Trump rassegnato ordina il ritiro dei cittadini statunitensi dal Medio Oriente
Che la situazione sia grave e in continuo peggioramento lo si capisce dall’ennesimo incidente in cui, secondo Al Jazeera, almeno 13 persone sono morte e circa 200 sono rimaste ferite dopo che l’esercito israeliano ha aperto il fuoco su palestinesi in attesa nei pressi di un centro di distribuzione di aiuti umanitari nell’area di Netzarim, nel centro della Striscia. Una sparatoria che ha coinvolto civili inermi e volontari, e che purtroppo non è stata l’unica della giornata.
Secondo la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da Stati Uniti e Israele, ieri sarebbero stati uccisi cinque suoi membri durante un attacco dei miliziani di Hamas a un autobus della ONG diretto alla consegna di aiuti umanitari.
“A Gaza, un autobus che trasportava più di una dozzina di membri del team della Fondazione umanitaria di Gaza… è stato attaccato da Hamas”, si legge in un comunicato della GHF. “Stiamo ancora raccogliendo i fatti, ma ciò che sappiamo è devastante: ci sono almeno cinque morti, diversi feriti e il timore che alcuni membri del nostro team possano essere stati presi in ostaggio”, conclude la nota.
Parole subito rilanciate dal Ministero degli Esteri israeliano, secondo cui “Hamas sta armando la sofferenza a Gaza, negando cibo, prendendo di mira chi salva vite umane e abbandonando il proprio popolo”. Tutte accuse che il movimento palestinese ha seccamente smentito, parlando di fake news diffuse per screditare la resistenza palestinese.
Verso l’escalation con l’Iran
A surriscaldare ulteriormente il clima, nelle ultime ore, è soprattutto l’indiscrezione – riportata da tutti i principali media americani – secondo cui Benjamin Netanyahu “starebbe valutando di lanciare nei prossimi giorni un’azione militare contro l’Iran, molto probabilmente senza il supporto degli Stati Uniti”, dato che i negoziati sul nucleare tra Teheran e Washington sono ormai in totale stallo.
Lo riporta l’emittente americana NBC, citando cinque fonti al corrente della situazione. Che non si tratti di mere ipotesi giornalistiche lo conferma la decisione shock del presidente americano Donald Trump, che ha dichiarato come il Medio Oriente “potrebbe presto diventare un posto molto pericoloso” e ha già ordinato il rientro immediato negli Stati Uniti di cittadini americani, diplomatici e personale non essenziale dalle ambasciate in Iraq, Kuwait, Siria e Iran.
Ulteriore sintomo delle tensioni in crescita arriva dalle parole di un alto funzionario iraniano, riportate da Reuters, secondo cui “un Paese amico nella regione ha avvertito Teheran di un possibile attacco israeliano”, aggiungendo che “l’Iran non rinuncerà al proprio diritto di arricchire l’uranio, nonostante le crescenti tensioni nella regione”.
Tensioni che hanno spinto il comandante delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (IRGC), Hossein Salami, a dichiarare che la Marina iraniana è “pienamente pronta ad affrontare qualsiasi scenario”. Poi, concludendo il suo duro intervento, Salami è passato alle minacce: “Se gli Stati Uniti o il regime sionista tenteranno qualsiasi atto di aggressione, verranno colti di sorpresa in tutta la regione mediorientale”.
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