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La Guerra in Ucraina non ha fine. Putin ribadisce la tregua unilaterale di tre giorni ma continua a bombardare e minaccia Kiev: “Se ci colpiranno, verranno distrutti”

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Da un lato, l’avanzata delle truppe di Mosca, che hanno conquistato un altro villaggio nel Donbass; dall’altro, Kiev, che non ha alcuna intenzione di alzare bandiera bianca e ha ripreso a colpire in territorio russo prolungando la guerra in Ucraina. Sono giorni di apprensione, questi che precedono la tregua di tre giorni annunciata unilateralmente da Vladimir Putin e respinta da Volodymyr Zelensky, convinto che si tratti solo di una mossa per celebrare senza patemi la parata della vittoria nella Seconda guerra mondiale.

Una tensione palpabile, che non viene nascosta dal Cremlino, il quale – dopo questo ennesimo scambio di colpi – ha ribadito il proprio impegno a osservare tre giorni, dall’8 al 10 maggio, di stop ai combattimenti, avvertendo però che risponderà “immediatamente” a qualsiasi attacco da parte delle truppe ucraine. Un’eventualità già paventata dal leader di Kiev, che nei giorni scorsi ha dichiarato di “non poter garantire l’incolumità dei leader che prenderanno parte alle celebrazioni a Mosca”.

La Guerra in Ucraina non ha fine. Putin ribadisce la tregua unilaterale di tre giorni ma continua a bombardare e minaccia Kiev: “Se ci colpiranno, verranno distrutti”

Davanti a questa serie di attacchi e contrattacchi, di accuse e controaccuse, la pace appare sempre più lontana. Lo ha capito bene Donald Trump che, secondo diversi media statunitensi, sarebbe ormai pessimista sulla possibilità di portare il conflitto a una conclusione che, almeno in campagna elettorale, sosteneva di poter ottenere “in pochi giorni”.

Una volontà di pace che, per il momento, resta solo sulla carta, visto che Russia e Ucraina continuano a dichiararsi “pronte a un cessate il fuoco”, salvo poi tirarsi indietro quando arriva il momento di firmare un accordo. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito che “il lavoro con gli Stati Uniti” per la risoluzione del conflitto in Ucraina “va avanti”, salvo poi aggiungere che “il regime di Kiev continua a mostrare la sua posizione, che è orientata alla continuazione della guerra”.

Parole a cui ha risposto a distanza, in un’intervista a Repubblica, il consigliere del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, secondo cui “la pace è possibile solo con la coercizione” esercitata su Mosca attraverso “sanzioni economiche tali da portare quasi al collasso la sua capacità di guadagnare sui mercati esteri, come l’embargo petrolifero. E colpi militari, con l’ampliamento degli attacchi sul territorio russo contro le infrastrutture belliche, che avranno un forte impatto sociale”.

Insomma, un muro contro muro che non accenna a risolversi e che, al contrario, sembra destinato a protrarre ancora a lungo questo brutale conflitto, che va avanti da oltre tre anni.

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In Ucraina la pace si allontana sempre più. Per il Wall Street Journal, Trump avrebbe detto ai leader Ue che “Putin non vuole fermarsi”

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Sembra proprio che per arrivare alla pace in Ucraina si dovrà attendere ancora a lungo. A lasciarlo intendere sono le ultime indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal, che gettano nuove e inquietanti ombre sul conflitto. Secondo il prestigioso quotidiano americano, il prossimo ciclo di colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina potrebbe tenersi in Vaticano a metà giugno, anche se per il momento Mosca non conferma, probabilmente per prendere tempo.

Ancora più grave, sempre in base a quanto riportato nell’articolo, è il fatto che perfino il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avrebbe ormai compreso che Vladimir Putin “non è pronto a far finire la guerra”.

Un’affermazione sulla volontà dello “zar” di proseguire il conflitto, suffragata dalle dichiarazioni di tre funzionari statunitensi sentiti dal Wall Street Journal. Secondo queste fonti, Trump lo avrebbe candidamente ammesso ai leader europei, dopo una conversazione telefonica avvenuta lunedì scorso con lo stesso Putin.

In Ucraina la pace si allontana sempre più. Per il Wall Street Journal, Trump avrebbe detto ai leader Ue che “Putin non vuole fermarsi”

Parlando con gli alleati, Trump avrebbe spiegato che “non ci sono margini per una rapida conclusione del conflitto”, in quanto il presidente della Federazione Russa ritiene di essere in una posizione di vantaggio e, dunque, di poter ottenere ulteriori conquiste territoriali, oltre a condizioni più favorevoli al momento delle trattative.

Che i negoziati siano in stallo lo ha ribadito anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, affermando che “purtroppo i russi non stanno dando alcun segnale riguardo a un cessate il fuoco e non sono ancora pronti a porre fine alla guerra. Quindi, tutte le nostre forme di pressione, tutto il nostro lavoro con i partner per fare pressione sulla Russia sono assolutamente necessari” e che, per questo, “serve maggiore pressione sul campo di battaglia e anche sull’economia russa”.

Il problema, però, è che da Washington si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui la paralisi dei negoziati starebbe infastidendo Trump, al punto da averlo già convinto a ritirare gli Stati Uniti dal conflitto e dalle trattative diplomatiche. Secondo quanto avrebbe dichiarato lo stesso tycoon, da ora in avanti le trattative dovranno essere portate avanti direttamente dalle delegazioni “di Russia e Ucraina”, senza il supporto della mediazione statunitense.

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Romania, la Corte costituzionale respinge il ricorso del candidato Simion che chiedeva l’annullamento delle elezioni. Per i giudici l’istanza è “del tutto infondata”

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Si è concluso con un nulla di fatto il ricorso presentato dal candidato alla presidenza della Romania, il filorusso George-Nicolae Simion, uscito sconfitto dalle urne lo scorso 18 maggio, che chiedeva l’invalidazione e quindi la ripetizione delle elezioni. La Corte costituzionale di Bucarest ha infatti annunciato di aver respinto il ricorso, giudicandolo “del tutto infondato”. A presentarlo era stato il candidato populista di destra dell’Alleanza per l’Unificazione della Romania (AUR).

Romania, la Corte costituzionale respinge il ricorso del candidato Simion che chiedeva l’annullamento delle elezioni. Per i giudici l’istanza è “del tutto infondata”

A darne notizia è stata la stessa Corte con un comunicato, in cui si legge che i giudici, “nell’ambito delle proprie competenze relative alla procedura per l’elezione del presidente della Romania, hanno esaminato il ricorso volto all’annullamento dell’elezione del presidente della Romania al secondo turno di votazione del 18 maggio 2025, presentato da George-Nicolae Simion”, ma che “a seguito della discussione, la Corte ha unanimemente respinto la richiesta di annullamento in quanto infondata”.

Simion, come emerso nei giorni scorsi, aveva depositato alla Corte costituzionale un ricorso di quasi venti pagine, sostenendo che le elezioni di maggio fossero state truccate e influenzate da uno Stato straniero, senza però fornire alcuna prova a sostegno delle accuse.

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La guerra Ucraina-Russia in Spagna e i due soldati italiani morti al fronte per Kiev

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Cinque colpi di pistola. L’ultimo alla testa, una volta che il corpo era riverso a terra. È così che è stato ucciso Andriy Portnov, ex consigliere di Viktor Yanukovitch, presidente ucraino che venne deposto nel 2014 dopo le rivolte di Euromaidan. L’omicidio è avvenuto a Pozuelo de Alarcon, ricchissimo comune alle porte di Madrid e rifugio dell’alta borghesia della capitale, in pieno giorno.

Chi ha ucciso Portnov?

Portnov aveva appena lasciato le sue due figlie all’American School, quando un commando di assalitori è arrivato sul luogo del delitto a bordo di alcune motociclette e lo ha freddato mentre saliva sulla sua Mercedes nera. Poi gli assassini sono fuggiti dentro una boscaglia e hanno fatto perdere le tracce. Una vera e propria esecuzione, di cui ora gli investigatori spagnoli stanno cercando di capire quale possa essere l’origine. Secondo le prime ricostruzioni, tutto sembrerebbe ricondurre a un regolamento di conti in ambito criminale. Ma la vita del politico non può fare escludere anche strade ulteriori, quelle che fanno riferimento al mondo dei servizi segreti. Portnov è stato per cinque anni, tra il 2010 e il 2014, il vicecapo dell’ufficio presidenziale di Yanukovitch, con molti legami con la Russia, in cui ha vissuto per anni dopo la fuga dall’Ucraina.

La guerra Russia-Ucraina in Spagna

L’intelligence di Kyiv, che lo accusava di avere avuto un ruolo nella conquista della Crimea da parte di Mosca, aveva aperto un’inchiesta a suo carico per alto tradimento già nel 2018, per poi chiuderla un anno dopo. E anche il Dipartimento di Stato americano e l’Unione europea si erano interessati alla sua figura. Inoltre, c’è anche il luogo del delitto: la Spagna. Un Paese che è stato al centro di episodi simili legati alla guerra russo-ucraina, alle lotte di potere interne e alle rese dei conti trasversali. Subito dopo l’invasione, a Lloret de Mar, furono ritrovati morti Sergei Protosenyan, ex manager della russa Gnl Novatek, e con lui la moglie e la figlia, uccise a colpi d’ascia e coltello senza che fossero ritrovate le armi del delitto.

L’anno scorso, in un garage sotterraneo di Villajoyoa, non lontano da Alicante, venne ucciso a colpi di pistola Maxim Kuzminov, il pilota russo che disertò nel 2023 portando il suo elicottero in una base ucraina. E il passato di Portnov non può fare escludere una pista che faccia riferimento a Kyiv e Mosca e ad alcuni segmenti dei loro apparati più profondi. Nel corso della guerra non sono certo mancati omicidi mirati da parte dei servizi ucraini e questa morte avviene in uno dei momenti più complessi del conflitto, con il presidente russo Vladimir Putin che tratta (o fa finta di trattare) con Donald Trump. E con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che cerca di evitare che la pace si trasformi in capitolazione. Lo “zar”, però, sembra sicuro della sua vittoria e confida nel fatto che i tempi prolungati permettano di arrivare a due risultati: aumentare la frustrazione di Trump (per convincerlo a maggiori concessioni) e raggiungere altri obiettivi sul campo di battaglia.

I due italiani morti in Ucraina

Lo stesso dove è stata anche segnalata la morte di due foreign fighter italiani. Uno è Antonio Omar Dridi, di cui è stato confermato il decesso. L’altro, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe Manuel Mameli, 25enne di Cagliari scomparso il 18 maggio e che si ritiene caduto in guerra. Ieri, il Cremlino ha rivelato che Putin aveva visitato il giorno prima il Kursk, la regione che Zelensky aveva deciso di invadere per distrarre truppe russe dal Donbass e usarla come leva negoziale. E il fatto che il capo del Cremlino abbia visitato proprio in questi giorni per la prima volta la regione liberata, è un segnale chiaro non solo per la propaganda interna, ma anche verso i suoi interlocutori all’esterno.

Del resto, nonostante le smentite da parte di Mosca, l’allungamento dei tempi del negoziato qualche effetto lo ha già avuto sulla Casa Bianca. Secondo il New York Times, Trump avrebbe già chiarito sia a Zelensky sia agli altri leader europei che la Russia e l’Ucraina dovranno decidere da sole, senza intermediari, come mettere fine alla guerra. E The Donald vuole soprattutto un riavvicinamento con Mosca. Ieri il segretario di Stato Marco Rubio è stato chiaro. In commissione Affari Esteri della Camera Usa, gli è stato chiaro se Putin fosse considerabile un criminale di guerra. E Rubio ha reagito dicendo: “Non è una risposta semplice”. Una frase che ha confermato la strategia della Casa Bianca. “Il nostro obiettivo è porre fine a questa guerra”, ha detto Rubio, “e per farlo dobbiamo poter parlare con entrambe le parti”.

L’articolo La guerra Ucraina-Russia in Spagna e i due soldati italiani morti al fronte per Kiev proviene da Il Riformista.

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