Connect with us

Mondo

Il riarmo porta solo morte e miseria, Leone XIV come Bergoglio contro la deriva bellicista

Published

on

Il giorno dopo il vertice a L’Aja, in cui la Nato ha sposato la richiesta di Donald Trump sul 5% del Pil per le spese in difesa e sicurezza, arriva la condanna di Papa Leone XIV alla follia del riarmo. Raccogliendo il testimone dal suo predecessore, Papa Francesco, Prevost alza la voce.

“Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune? Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta? La gente è sempre meno ignara della quantità di soldi che vanno nelle tasche dei mercanti di morte e con le quali si potrebbero costruire ospedali e scuole; e invece si distruggono quelli già costruiti!”, ha detto il Papa alla Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali.

No alla legge del più forte

“È veramente triste assistere oggi in tanti contesti all’imporsi della legge del più forte, in base alla quale si legittimano i propri interessi. È desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza. Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni”.

Il pensiero del Papa corre a tutti teatri di guerra. “Il cuore sanguina pensando all’Ucraina, alla situazione tragica e disumana di Gaza, e al Medio Oriente, devastato dal dilagare della guerra. Siamo chiamati noi tutti, umanità, a valutare le cause di questi conflitti, a verificare quelle vere e a cercare di superarle, e a rigettare quelle spurie, frutto di simulazioni emotive e di retorica, smascherandole con decisione. La gente non può morire a causa di fake news”, ha detto ancora Papa Leone XIV.

Il richiamo ai bambini dilaniati dalle bombe

“Da cristiani, oltre a sdegnarci, ad alzare la voce e a rimboccarci le maniche per essere costruttori di pace e favorire il dialogo, che cosa possiamo fare?”, ha chiesto Prevost. “Credo che anzitutto occorra veramente pregare – ha affermato -. Sta a noi fare di ogni tragica notizia e immagine che ci colpisce un grido di intercessione a Dio”.

“E poi aiutare, come fate voi e come molti fanno, e possono fare, attraverso di voi – ha proseguito -. Ma c’è di più, e lo dico pensando specialmente all’Oriente cristiano: c’è la testimonianza. È la chiamata a rimanere fedeli a Gesù, senza impigliarsi nei tentacoli del potere”.

E detto con maggiore chiarezza e incisività: “È imitare Cristo, che ha vinto il male amando dalla croce, mostrando un modo di regnare diverso da quello di Erode e Pilato – ha detto ancora il Pontefice -: uno, per paura di essere spodestato, aveva ammazzato i bambini, che oggi non cessano di essere dilaniati con le bombe; l’altro si è lavato le mani, come rischiamo di fare quotidianamente fino alle soglie dell’irreparabile”.

In difesa degli ultimi e degli emarginati

E come per la pace, Prevost ha sposato le battaglie di Bergoglio in difesa degli ultimi e degli emarginati. “Troppo spesso, in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità. Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione”, ha denunciato Papa Leone XIV nel suo discorso per la Giornata internazionale per la Lotta contro la droga.

L’articolo Il riarmo porta solo morte e miseria, Leone XIV come Bergoglio contro la deriva bellicista sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Click to rate this post!
[Total: 0 Average: 0]
Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Mondo

Zelensky attacca Putin e avverte Trump: “La pace non può aspettare 50 giorni, le sanzioni servono subito”

Published

on

By

Con i missili che continuano ad abbattersi su Ucraina e Russia, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin continuano a rimpallarsi la responsabilità per i mancati progressi nei colloqui di pace.

In un’intervista al New York Post, il leader di Kiev ha dichiarato che il presidente russo “non è pronto a un compromesso. Ha fatto perdere tempo a Donald Trump. Vorrei che gli Stati Uniti, il Congresso e il presidente facessero pressione con le sanzioni. Prima si fa, meglio è”.

Il riferimento è al (quasi) ultimatum lanciato dall’inquilino della Casa Bianca all’omologo del Cremlino: se entro “50 giorni” non verrà siglato un accordo di pace, gli Stati Uniti imporranno “sanzioni mai viste” alla Russia. Una linea che Zelensky ha accolto con favore, pur sottolineando come la tempistica sia “troppo lunga”, perché – ha spiegato – “per noi ogni giorno di guerra comporta più morte e distruzione”.

Zelensky attacca Putin e avverte Trump: “La pace non può aspettare 50 giorni, le sanzioni servono subito”

Una posizione condivisa anche dal capo dell’Ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, che al britannico The Times ha spiegato come il presidente degli Stati Uniti potrebbe porre fine alla guerra in Ucraina entro la fine del 2025, qualora decidesse di introdurre nuove sanzioni economiche contro i Paesi che acquistano energia e materie prime dalla Russia.

Secondo Yermak, “solo i problemi economici possono davvero mettere sotto pressione il dittatore russo Vladimir Putin” e costringerlo a riconsiderare la prosecuzione del conflitto.

L’articolo Zelensky attacca Putin e avverte Trump: “La pace non può aspettare 50 giorni, le sanzioni servono subito” sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Click to rate this post!
[Total: 0 Average: 0]
Continue Reading

Mondo

A Gaza colpita pure la chiesa della Sacra Famiglia: ferito padre Romanelli. Meloni & co protestano, ma Conte li mette in riga: “Dopo mesi di silenzio ci risparmino le dichiarazioni e le frasi ipocrite”

Published

on

By

Malgrado le incoraggianti notizie sull’accoglimento, da parte di Hamas, della nuova proposta di pace di Israele, sulla Striscia continuano a piovere le bombe e a verificarsi “incidenti” – come li definisce l’Idf – l’ultimo dei quali ha riguardato la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, colpita da alcuni missili israeliani. Un raid che ha indignato la comunità internazionale e in cui si sono registrati diversi feriti, tra cui padre Gabriel Romanelli – fortunatamente in modo lieve, a una gamba – e altri sei civili, due dei quali verserebbero in “condizioni critiche”.

Un bombardamento scioccante, difficilmente derubricabile a mero incidente, che ha colpito – danneggiandola seriamente – l’unica chiesa cattolica della Striscia, dove da mesi trovavano riparo dai bombardamenti circa 600 persone, sia cristiane che musulmane.

La reazione italiana

Dopo l’attacco, non sono mancate le reazioni dall’Italia. “I raid israeliani su Gaza colpiscono anche la chiesa della Sacra Famiglia. Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta compiendo da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento”, ha dichiarato la premier Giorgia Meloni. “Gli attacchi dell’esercito israeliano contro la popolazione civile a Gaza non sono più ammissibili. Nel raid è stata colpita anche la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, un atto grave contro un luogo di culto cristiano. Tutta la mia vicinanza a padre Romanelli, rimasto ferito durante il raid. È tempo di fermarsi e trovare la pace”, ha scritto su X il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Parole, quelle rilasciate dal governo italiano, che hanno fatto infuriare il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che su X ha tuonato: “I raid israeliani hanno colpito anche una chiesa che in questi mesi ha aperto le porte ai bambini di Gaza. Ci sono morti. È rimasto ferito anche padre Romanelli, ignorato in questi mesi quando denunciava: ‘Troppe vite perse, bisogna obbligare Israele a rispettare i diritti umani’. Poco fa il Governo ha bocciato la nostra richiesta di stracciare il memorandum di cooperazione militare fra Italia e Israele. Meloni e i suoi ci risparmino le dichiarazioni e le frasi ipocrite, ora, dopo silenzi, complicità e oltre 60mila palestinesi morti. Indecenti”.

Molto duro anche Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde, secondo cui: “Anche questa volta Giorgia Meloni si è rivelata la solita ipocrita, complice di Netanyahu. Dopo mesi di silenzio, si accorge ora che i raid israeliani colpiscono civili e perfino la chiesa cattolica di Gaza. Ma continua a non fare nulla: nessuna sanzione, nessuna revoca dell’accordo militare con Israele. Meloni è complice”.

Tel Aviv avvia un’indagine sull’incidente alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza

Davanti alle rimostranze dell’Italia, il ministero degli Esteri israeliano ha espresso “profondo dolore per i danni arrecati alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City e per le eventuali vittime civili”, aggiungendo che “le Forze di difesa israeliane (Idf) stanno indagando su questo incidente, le cui circostanze non sono ancora chiare”, precisando che “Israele non prende mai di mira chiese o siti religiosi”.

Frasi di circostanza in cui si continua a ribadire la tesi del tragico incidente, a cui però pochi sembrano credere: la chiesa colpita è l’unica della Striscia ed era ben nota all’Idf.

Uno spiraglio di pace inatteso

A fronte di una giornata tanto drammatica, nella Striscia di Gaza torna a riaccendersi – in modo del tutto inaspettato – la speranza di giungere a un cessate il fuoco. Ad anticiparlo al Times of Israel è un alto funzionario di Tel Aviv, secondo cui un accordo tra Israele e Hamas è possibile e viene definito addirittura “probabile”.

Secondo fonti diplomatiche arabe coinvolte nei negoziati, a permettere la svolta sarebbe stata la decisione del primo ministro Benjamin Netanyahu di acconsentire al ritiro dell’Idf dal cosiddetto Corridoio di Morag, che separa Rafah da Khan Younis, e di ridurre la propria presenza anche nella stessa Rafah. Da parte sua, Hamas – secondo quanto riferito all’emittente egiziana Al-Rad – avrebbe dato il suo gradimento per questa proposta, definendola “un punto di partenza per giungere a un accordo complessivo” che ponga fine al conflitto.

Il gruppo si sarebbe detto disposto a rinunciare alla richiesta iniziale di un impegno israeliano formale per un cessate il fuoco permanente, accettando invece una garanzia personale del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sul rispetto della tregua fino al raggiungimento di un accordo finale.

L’articolo A Gaza colpita pure la chiesa della Sacra Famiglia: ferito padre Romanelli. Meloni & co protestano, ma Conte li mette in riga: “Dopo mesi di silenzio ci risparmino le dichiarazioni e le frasi ipocrite” sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Click to rate this post!
[Total: 0 Average: 0]
Continue Reading

Mondo

Schianto del volo Air India, lo scoop del Wall Street Journal: “Il comandante disattivò il carburante in volo”

Published

on

By

Nuovi elementi emergono nell’inchiesta sul devastante schianto del volo Air India avvenuto lo scorso mese, e potrebbero riscrivere completamente la dinamica di quanto accaduto in cabina di pilotaggio. Secondo un’inchiesta pubblicata dal Wall Street Journal, la causa del guasto ai motori del Boeing 787 Dreamliner sarebbe da ricondurre a una manovra del comandante, Sumeet Sabharwal, che avrebbe disattivato manualmente gli interruttori del flusso di carburante subito dopo il decollo.

L’accusa, se confermata, rappresenterebbe una svolta drammatica in un’indagine finora rimasta avvolta dal riserbo. Al centro della rivelazione, una registrazione contenuta nella scatola nera: dal dialogo tra i due piloti emerge che fu proprio il comandante a portare gli interruttori in posizione “cutoff”, interrompendo così il flusso di carburante verso i motori.

Il primo ufficiale, Clive Kunder, poco più che trentenne, avrebbe reagito con sorpresa e panico, chiedendo spiegazioni al comandante, che invece appariva calmo. I dettagli emergono da fonti vicine alla valutazione preliminare delle prove, visionate da funzionari statunitensi, citate dal quotidiano americano.

Schianto del volo Air India, lo scoop del Wall Street Journal: “Il comandante disattivò il carburante in volo”

Il primo rapporto preliminare delle autorità indiane, pubblicato la scorsa settimana, aveva riassunto lo scambio in cabina ma senza identificare chi dei due piloti avesse pronunciato le frasi. Ora, però, la ricostruzione del Wall Street Journal suggerisce che sia stato proprio Sabharwal, pilota esperto con una lunga carriera, a intervenire sugli interruttori, mentre il primo ufficiale aveva i comandi del velivolo e, secondo esperti del settore, sarebbe stato impegnato nelle operazioni di decollo e quindi con le mani occupate.

Va ricordato che lo stesso rapporto indiano non ha stabilito in modo definitivo le cause dell’incidente, né ha escluso l’ipotesi di problemi tecnici come difetti di progettazione o manutenzione.

Sulla vicenda è intervenuto anche il CEO di Air India, Campbell Wilson, che ha invitato a non trarre “conclusioni affrettate”, sottolineando che l’indagine è ancora in corso e “ben lontana dall’essere conclusa”. Un portavoce della compagnia aerea ha confermato la piena collaborazione con le autorità inquirenti.

Più dura la reazione del Ministero dell’Aviazione Civile indiano, che ha definito l’articolo del Wall Street Journal “unilaterale”, senza fornire ulteriori commenti.

L’articolo Schianto del volo Air India, lo scoop del Wall Street Journal: “Il comandante disattivò il carburante in volo” sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Click to rate this post!
[Total: 0 Average: 0]
Continue Reading

Tendenza

Via Molino delle Armi, 49, 20123 Milano MI. Copyright © 2017-2024 giorno24.it