Guerra Ucraina
Putin e l’arma della “Fakesfera” per manipolare le informazioni a favor di propaganda
A dispetto della rivendicazione della strage da parte dell’Isis-K, l’attacco terroristico del 22 marzo scorso alla Crocus City Hall di Mosca sembra ancora circondato dal mistero. Tuttavia, Vladimir Putin ha già costruito la verità più conveniente: la responsabilità dell’attentato sarebbe dell’Ucraina, con la collaborazione di Usa e Regno Unito. È l’ennesimo capitolo di una spudorata strategia di manipolazione della realtà che viene analizzata adesso nei dettagli dal rapporto sulla strategia di informazione e manipolazione russa pubblicato mercoledì dall’Institute for the Study of War con sede a Washington. Gli autori del paper – Nataliya Bugayova, Frederick W. Kagan e Kateryna Stepanenko – dimostrano che il Cremlino sta cercando di imporre con la sua strategia di informazione una “rappresentazione della realtà fabbricata ad arte” con l’obiettivo di arrivare a conclusioni funzionali ai suoi obiettivi. Il matematico sovietico Vladimir Lefebvre definì questo processo come “controllo riflessivo”: una tecnica manipolatoria della realtà capace di orientare gli avversari fino al punto di accettare interpretazioni e decisioni predeterminate dalla propaganda di Mosca.
Gli esempi
Gli esempi citati sono numerosi. Si va dal tentativo di Putin di diffondere la “falsa idea che i dibattiti sull’adesione dell’Ucraina alla Nato rappresentassero un pericolo chiaro e imminente per la Russia” alla “negazione dell’Ucraina come paese reale” nella sua autonomia fino al presunto “diritto della Russia a una sfera di influenza autodefinita”: tutti argomenti – in sé fasulli e infondati – che il Cremlino trasforma nella giustificazione di una guerra di conquista con il conseguente diritto di fare impunemente quel che vuole – bombe sui civili, uccisioni, stupri e pulizia etnica compresi – su coloro che ricadono sotto il suo dominio. Dopo aver costruito una legittimazione falsa dell’attacco, secondo i ricercatori, il Cremlino “ha poi preso di mira la nostra percezione dei costi, delle priorità, dei rischi, dei vantaggi, dell’allineamento con i nostri valori e degli effetti delle nostre stesse azioni”.
La Fakesfera
In questo ambito le false affermazioni diffuse dalla Russia nella ‘fakesfera’ costruita ad hoc appartengono a due categorie principali. La prima è: “l’Ucraina non può vincere questa guerra, pertanto sostenerla è una distrazione dai ‘veri’ problemi degli Stati Uniti. L’Ucraina sarà costretta ad accontentarsi, altrimenti gli Usa rischiano di rimanere bloccati in un’altra guerra ‘per sempre’”. La seconda è: “i rischi nell’aiutare l’Ucraina a difendersi, per non parlare di vincere, sono maggiori dei rischi di fallimento in Ucraina per gli Stati Uniti: è troppo costoso, troppo rischioso, e per l’Ucraina non ne vale la pena”. L’obiettivo russo, insomma, è quello di farci ragionare ‘liberamente’ – i ricercatori dell’ISW si rivolgono all’America, ma la riflessione vale anche per i paesi europei e per l’Italia – “fino alla conclusione che la vittoria della Russia in Ucraina sia inevitabile e che dobbiamo evitare di impegnarci nella sua difesa”. A quanto pare Mosca sta riuscendo fin troppo bene in questo sforzo. Basti pensare a quanti esponenti dei media e della cultura, non solo in America ma anche in Italia – non tutti in malafede, ovviamente – siano caduti nella trappola di riproporre pedissequamente le argomentazioni fasulle di Vladimir Putin.
Un messaggio ai putiniani italiani
Il rapporto dell’ISW avverte che il Cremlino “sta inondando il discorso occidentale con narrazioni false, costringendoci a spendere energia e tempo su aspetti irrilevanti piuttosto che su soluzioni”. Basta seguire uno dei tanti talk show italiani per rendersene conto. Un esempio per tutti è la frottola secondo cui la Russia protegge i russofoni in Ucraina, proprio mentre cancella città prevalentemente di lingua russa nelle province invase, uccidendo, torturando, deportando con la forza e costringendo alla fuga molti ucraini di lingua russa. L’altra operazione ‘speciale’ messa in atto dal Cremlino riguarda poi l’alterazione di alcuni concetti chiave del dibattito occidentale. Per esempio, lo scivolamento del concetto di ‘pace’ – verso cui l’Occidente è giustamente proiettato – fino alla sua trasformazione in ‘resa’ (con il contributo di figure autorevoli come Papa Francesco) proprio mentre la presunta ‘formula di pace’ promossa da Mosca “richiede esplicitamente l’eliminazione dello Stato ucraino e il suo assorbimento nella Russia”. Oppure la confusione tra la resistenza all’aggressione che contempla la difesa e il sostegno all’Ucraina con l’escalation militare: un modo per costringere l’Occidente all’“autodeterrenza”. In conclusione, per i ricercatori dell’ISW il sostegno all’Ucraina, assolutamente necessario per evitare di alimentare i futuri appetiti espansionistici di Mosca, passa anche dalla capacità di vincere la guerra ‘mentale’: ovvero “sfidare gli sforzi del Cremlino volti a modificare il nostro processo decisionale” e “negare alla Russia il lusso del tempo per riorganizzarsi sul campo di battaglia e per ricostruire le sue capacità di manipolazione della percezione”. Un messaggio che va rivolto anche alla nutrita schiera di “putiniani” italiani.
Guerra Ucraina
“L’Ucraina come una nuova Bielorussia”: ecco qual è il piano di Putin per Kiev
L’inverno più difficile per Kiev, il quarto dall’inizio della guerra russa di aggressione, potrebbe essere alle porte. Solo nelle ultime ore si sono registrati oltre 200 scontri tra l’esercito dell’Ucraina e quello della Federazione mentre il Financial Times scrive che la carenza di militari mette la città ucraina di Pokrovsk sull’orlo del baratro a causa dell’incapacità del governo centrale di inviare truppe di difesa. Oltre a Pokrovsk, la minaccia russa incombe anche sulla città gemella di Myrnohrad, nell’Ucraina orientale. Nella sua analisi della situazione sul campo il quotidiano britannico riferisce il parere di combattenti ed esperti, i quali sostengono che, se conquistati, entrambi i centri urbani “potrebbero essere utilizzati come base per ulteriori avanzate russe” e sottolinea che “l’esercito di Kiev è sempre più sottile lungo i 1000 km di frontiera”.
Mentre anche il presidente Zelensky ammette che la situazione è “difficile” aumentano i timori tra i membri della coalizione occidentale per quelle che potrebbero essere le prossime mosse di Putin. A stilare la possibile tabella di marcia del Cremlino è Jack Watling, uno dei principali esperti del conflitto, che su Foreign Affairs individua un piano in tre fasi che lo zar potrebbe seguire per realizzare il suo obiettivo strategico: sottomettere l’Ucraina.
In primo luogo, scrive Watling, la Russia cerca di occupare e distruggere più territorio ucraino possibile in modo che la parte restante “sia economicamente sostenibile solo con il consenso di Mosca”. Per riuscire in tale intento, l’esercito della Federazione dovrebbe mantenere il controllo dei quattro oblast già annessi e aggiungere Kharkiv, Mikolaiv e Odessa per tagliare di fatto l’Ucraina dal Mar Nero. Solo dopo aver ottenuto queste condizioni, prosegue l’analista, il Cremlino cercherebbe il cessate il fuoco per avviare una seconda fase “in cui utilizzare la leva economica e la guerra politica, sostenuta dalla minaccia di una nuova invasione, per esercitare il controllo su Kiev”. Nella terza fase “la Russia assorbirebbe l’Ucraina nella sua orbita in modo simile alla Bielorussia”.
Non è detto che per Kiev il peggiore degli scenari si realizzi. Al momento infatti Mosca non ha ancora completato la prima delle tre fasi, afferma Watling che però sottolinea come “la tragica ironia degli ultimi nove mesi di conflitto è che mentre il dibattito internazionale è stato dominato dalle prospettive di negoziati e di cessate il fuoco la Russia ha intensificato i combattimenti”. “Il Cremlino mira a spezzare la resistenza ucraina”, sostiene l’esperto secondo cui “l’Ucraina si è dimostrata aperta ai negoziati ma l’incapacità dei suoi partner di esercitare pressioni sulla Russia ha invece permesso a Putin di guadagnare tempo per cambiare la situazione sul terreno”.
Per Watling “entrambe le parti mostrano segni di stanchezza ma nessuna delle due è pronta per la pace“. L’Occidente ha comunque una strada per sabotare il piano dello zar. L’analista spiega che “solo indirizzando Mosca verso una chiara crisi economica a medio termine i partner internazionali convinceranno Putin ad accontentarsi di un cessate il fuoco”. Una strategia in base alla quale, tra le varie misure da adottare per esercitare pressione sulla Federazione, dovrebbe essere presa di mira la flotta ombra russa. Qualsiasi iniziativa occidentale, avverte l’esperto, potrebbe però avere successo solo se l’Ucraina riuscirà a resistere sino al 2026. Un’incognita, quest’ultima, su cui al momento nessuno si azzarda a fare previsioni.
Guerra Ucraina
Prosegue l’avanzata russa. Mosca: “Soldati di Kiev trincerati nei boschi a Kupyansk”
La giornata in Ucraina si apre con un triplice fronte di crisi. Sul piano militare, le forze di Mosca annunciano l’avanzata nella regione di Kharkiv e la conquista di cinque villaggi. Sul fronte politico, Kiev sospende il ministro della Giustizia dopo un’inchiesta su Energoatom, nuovo caso di corruzione ai vertici dello Stato. Sul terreno della propaganda, l’intelligence russa accusa l’Ucraina di aver tentato di uccidere un alto prelato ortodosso.
Guerra Ucraina
Mosca sta sfondando a Est: sos Pokrovsk-Zaporizhzhia
La guerra ha il volto di una nebbia densa, che non si limita a coprire il campo: lo divora. Nasconde i corpi, disorienta i radar, confonde il nemico e il destino. Dentro quella foschia, approfittando del buio e del silenzio, oltre trecento soldati russi sono riusciti a penetrare a Pokrovsk, nel Donetsk, spingendosi fin dentro la linea difensiva ucraina. Il 7° Corpo d’assalto aviotrasportato racconta di un nemico che cambia passo: le truppe di Mosca stanno usando mezzi leggeri per fendere la nebbia e infiltrarsi a Pokrovsk. «Questo compromette la nostra capacità di sorvolare e colpire in campo aperto», afferma il comando di Kiev, che ammette una difficoltà crescente nel fermare movimenti rapidi e invisibili.
La pressione russa non tiene sotto scacco solo il Donetsk. Più a sud, nell’oblast di Zaporizhzhia, il fronte resta in movimento da giorni, tra assalti e contrattacchi senza tregua. Le forze di difesa del sud hanno annunciato il ritiro da cinque insediamenti. Una manovra definita necessaria per salvaguardare il personale e consolidare nuove linee difensive.
La situazione resta particolarmente critica nei settori di Oleksandrivka e Huliaipole, dove le forze russe continuano a colpire le postazioni ucraine con ogni tipo di armamento disponibile. Il fragile cessate il fuoco temporaneo a ridosso della centrale nucleare di Enerhodar è stato revocato dopo il ripristino delle due linee di approvvigionamento energetico. Da Mosca, il ministero della Difesa rivendica inoltre nuovi avanzamenti: le truppe russe avrebbero preso il controllo dell’intera parte orientale di Kupyansk, nel Kharkiv, e consolidato le proprie posizioni lungo il fronte meridionale, impossessandosi di parecchi impianti petroliferi.
Il servizio federale di sicurezza russo (Fsb) avrebbe anche sventato un’operazione militare dell’Ucraina che progettava di dirottare un Mig-31 russo equipaggiato con un missile supersonico Kinzhal per effettuare un falso attacco alla base aerea più grande della Nato. La Fsb parla anche di un coinvolgimento nell’operazione del Regno Unito. «Per dirottare il velivolo – spiegano i servizi di Mosca – l’Ucraina era pronta a reclutare piloti russi offrendo loro 3 milioni di dollari».
Nel frattempo, cresce il timore che Washington stia lentamente arretrando dal fronte ucraino. A dare voce all’allarme è il Kyiv Post, secondo cui l’amministrazione Trump avrebbe sostenuto la rimozione, da una risoluzione Onu, delle formulazioni che riaffermano l’integrità territoriale dell’Ucraina e condannano l’occupazione russa di Crimea e altre regioni. Per Kiev la risoluzione non è un dettaglio burocratico, ma un pilastro simbolico e politico che rappresenta la riaffermazione del sostegno internazionale contro l’aggressione di Mosca. Indebolirla significherebbe intaccare uno dei pochi strumenti diplomatici rimasti dopo oltre tre anni di guerra. Washington starebbe ora spingendo per un testo più neutro, intitolato «Guerra in Ucraina», privo di riferimenti espliciti alla violazione dell’integrità territoriale o all’aggressione russa. Un cambio di tono che viene letto come un possibile preludio a un disimpegno politico degli Stati Uniti. Se ne parlerà al G7 in Canada, appena iniziato.
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