Guerra Ucraina
Missili su Kiev, 9 morti e decine di feriti: “La Russia non è interessata a fermare la sua invasione”
Notte di paura in Ucraina, quando poco dopo le 24 un attacco missilistico ha colpito il centro di Kiev, bombardando edifici residenziali portando alla morte di 9 persone. I militari locali hanno fatto scattare l’allarme aereo, e i giornalisti sul posto raccontano di “esplosioni echeggiare in città” e “sorvoli di droni sulla capitale”. Le persone hanno avuto il tempo di fuggire dalle case per ripararsi sotto le metropolitane e nei garage, ma i missili hanno abbattuto vari edifici, provocando diversi incendi. Attualmente si scava sotto le macerie per rintracciare sopravvissuti, ma oltre ai morti il bilancio conta già 63 feriti.
Le reazioni
“Il bilancio rischia di essere peggiore”, scrivono i soccorritori su Telegram, tra le oltre 50 persone ci sono 6 bambini e una donna incinta – ha riferito il sindaco Vitali Klitschko. «I massicci attacchi missilistici russi che hanno ucciso almeno 9 persone a Kiev durante la notte dimostrano che Mosca ‘non è interessata a fermare la sua invasione’», ha invece dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha. «Vladimir Putin, dimostra con le sue azioni, non con le parole, che non rispetta alcun tentativo di creare la pace e che vuole solo continuare la guerra». Kiev non è stata l’unica città colpita nella notte. Nell’Ucraina orientale, anche Kharkiv è stata bersaglio di sette droni, il tutto mentre Donald Trump si dice convinto di essere arrivato a un’intesa con Mosca sul cessate il fuoco puntando il dito contro Zelensky.
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Guerra Ucraina
La guerra Ucraina-Russia in Spagna e i due soldati italiani morti al fronte per Kiev
Cinque colpi di pistola. L’ultimo alla testa, una volta che il corpo era riverso a terra. È così che è stato ucciso Andriy Portnov, ex consigliere di Viktor Yanukovitch, presidente ucraino che venne deposto nel 2014 dopo le rivolte di Euromaidan. L’omicidio è avvenuto a Pozuelo de Alarcon, ricchissimo comune alle porte di Madrid e rifugio dell’alta borghesia della capitale, in pieno giorno.
Chi ha ucciso Portnov?
Portnov aveva appena lasciato le sue due figlie all’American School, quando un commando di assalitori è arrivato sul luogo del delitto a bordo di alcune motociclette e lo ha freddato mentre saliva sulla sua Mercedes nera. Poi gli assassini sono fuggiti dentro una boscaglia e hanno fatto perdere le tracce. Una vera e propria esecuzione, di cui ora gli investigatori spagnoli stanno cercando di capire quale possa essere l’origine. Secondo le prime ricostruzioni, tutto sembrerebbe ricondurre a un regolamento di conti in ambito criminale. Ma la vita del politico non può fare escludere anche strade ulteriori, quelle che fanno riferimento al mondo dei servizi segreti. Portnov è stato per cinque anni, tra il 2010 e il 2014, il vicecapo dell’ufficio presidenziale di Yanukovitch, con molti legami con la Russia, in cui ha vissuto per anni dopo la fuga dall’Ucraina.
La guerra Russia-Ucraina in Spagna
L’intelligence di Kyiv, che lo accusava di avere avuto un ruolo nella conquista della Crimea da parte di Mosca, aveva aperto un’inchiesta a suo carico per alto tradimento già nel 2018, per poi chiuderla un anno dopo. E anche il Dipartimento di Stato americano e l’Unione europea si erano interessati alla sua figura. Inoltre, c’è anche il luogo del delitto: la Spagna. Un Paese che è stato al centro di episodi simili legati alla guerra russo-ucraina, alle lotte di potere interne e alle rese dei conti trasversali. Subito dopo l’invasione, a Lloret de Mar, furono ritrovati morti Sergei Protosenyan, ex manager della russa Gnl Novatek, e con lui la moglie e la figlia, uccise a colpi d’ascia e coltello senza che fossero ritrovate le armi del delitto.
L’anno scorso, in un garage sotterraneo di Villajoyoa, non lontano da Alicante, venne ucciso a colpi di pistola Maxim Kuzminov, il pilota russo che disertò nel 2023 portando il suo elicottero in una base ucraina. E il passato di Portnov non può fare escludere una pista che faccia riferimento a Kyiv e Mosca e ad alcuni segmenti dei loro apparati più profondi. Nel corso della guerra non sono certo mancati omicidi mirati da parte dei servizi ucraini e questa morte avviene in uno dei momenti più complessi del conflitto, con il presidente russo Vladimir Putin che tratta (o fa finta di trattare) con Donald Trump. E con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che cerca di evitare che la pace si trasformi in capitolazione. Lo “zar”, però, sembra sicuro della sua vittoria e confida nel fatto che i tempi prolungati permettano di arrivare a due risultati: aumentare la frustrazione di Trump (per convincerlo a maggiori concessioni) e raggiungere altri obiettivi sul campo di battaglia.
I due italiani morti in Ucraina
Lo stesso dove è stata anche segnalata la morte di due foreign fighter italiani. Uno è Antonio Omar Dridi, di cui è stato confermato il decesso. L’altro, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe Manuel Mameli, 25enne di Cagliari scomparso il 18 maggio e che si ritiene caduto in guerra. Ieri, il Cremlino ha rivelato che Putin aveva visitato il giorno prima il Kursk, la regione che Zelensky aveva deciso di invadere per distrarre truppe russe dal Donbass e usarla come leva negoziale. E il fatto che il capo del Cremlino abbia visitato proprio in questi giorni per la prima volta la regione liberata, è un segnale chiaro non solo per la propaganda interna, ma anche verso i suoi interlocutori all’esterno.
Del resto, nonostante le smentite da parte di Mosca, l’allungamento dei tempi del negoziato qualche effetto lo ha già avuto sulla Casa Bianca. Secondo il New York Times, Trump avrebbe già chiarito sia a Zelensky sia agli altri leader europei che la Russia e l’Ucraina dovranno decidere da sole, senza intermediari, come mettere fine alla guerra. E The Donald vuole soprattutto un riavvicinamento con Mosca. Ieri il segretario di Stato Marco Rubio è stato chiaro. In commissione Affari Esteri della Camera Usa, gli è stato chiaro se Putin fosse considerabile un criminale di guerra. E Rubio ha reagito dicendo: “Non è una risposta semplice”. Una frase che ha confermato la strategia della Casa Bianca. “Il nostro obiettivo è porre fine a questa guerra”, ha detto Rubio, “e per farlo dobbiamo poter parlare con entrambe le parti”.
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