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Guerra Ucraina

Ma il Cremlino promette una “dura risposta”

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Allerta a Kursk, Belgorod e Bryansk: in vigore il regime anti-terrorismo. I militari di Minsk spostati sul confine

Minacciare i nemici di Kiev protagonisti di un’offensiva di successo e al tempo stesso minimizzare la portata dell’attacco ucraino per non scatenare il panico in patria. Mosca usa due registri diversi al sesto giorno dell’incursione transfrontaliera iniziata martedì nella regione russa di Kursk e ha le sue buone ragioni. Da una parte, all’esterno, promette «una dura risposta» all’attacco: «Non tarderà ad arrivare», afferma la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che definisce «terroristici gli attacchi», dopo che Kiev ha ammesso di voler portare la guerra «nel territorio dell’aggressore». Dall’altra, secondo il think tank americano Institute for the Study of War, il Cremlino decide di dichiarare lo «stato di allerta antiterrorismo» nelle regioni di Kursk, Belgorod e Briansk invece che proclamare lo stato di guerra, per non ammettere di essere in difficoltà e per minimizzare la portata dell’incursione ucraina in particolare nell’oblast russo di confine di Kursk, dove circa 80mila persone sono state evacuate, 8mila solamente nelle ultime 24 ore. Una fonte vicina al comitato di difesa del Consiglio della Federazione Russa riferisce che l’amministrazione presidenziale ha raccomandato ai deputati e ai senatori russi di non commentare gli eventi in corso nella regione russa presa di mira dagli ucraini «fino a nuovo avviso» o di discuterne il più brevemente possibile e fare riferimento solo alle dichiarazioni ufficiali, anche per evitare che si diffonda il panico fra la popolazione.

Mosca è in difficoltà, anche se sostiene di aver respinto i tentativi delle truppe di Kiev di penetrare in profondità nel territorio di Kursk e di aver fermato con l’artiglieria le avanzate di mezzi corazzati in vari settori. Eppure decine di mezzi corazzati ucraini attraversavano ieri la regione di Sumy, al confine con la Russia. D’altra parte, l’obiettivo dell’Ucraina, dichiarato da un alto funzionario all’Afp, è un’incursione in territorio russo, portata avanti da migliaia di soldati ucraini, che mira a destabilizzare la Russia mostrandone le debolezze, infliggendo il massimo delle perdite e dimostrando che Mosca non è in grado di proteggere i propri confini.

Anche per questo, per andare in soccorso dell’alleato di ferro, la Bielorussia ha annunciato che proprie unità meccanizzate si starebbero spostando verso il confine con l’Ucraina, anche se Kiev non rileva per ora ulteriori truppe. Nella notte, mentre gli attacchi ucraini nel Kursk provocavano oltre una settantina di feriti e frammenti di un missile ucraino cadevano su un condominio nella città di Kursk, capoluogo dell’omonima regione, un missile lanciato dall’esercito russo ha colpito la capitale ucraina, Kiev, uccidendo un padre e un figlio. Secondo il presidente Volodymyr Zelensky il missile è stato probabilmente prodotto in Nord Corea, a conferma delle molteplici implicazioni internazionali di questo conflitto e del rafforzamento della cooperazione militare fra Mosca e Pyongyang, mai così unite dai tempi dell’Unione sovietica.

Mosca chiede l’intervento della comunità internazionale, Kiev risponde di non aver violato il diritto umanitario internazionale e alcun trattato. Ma la Russia solleva anche la paura atomica.
Il ceo di Rosatom, la società nucleare statale russa, Alexey Likhachev, ha avvertito il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Rafael Grossi, dei rischi dell’azione dell’esercito ucraino nei pressi della centrale di Kursk. L’impianto, per ora, starebbe funzionando regolarmente e il livello di radiazioni nella regione sarebbe nella norma, secondo le autorità russe.

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