Connect with us

Guerra Ucraina

La guerra in Europa “nel 2029” e i bagni d’oro del socio: Zelensky tra previsioni, imbarazzi e l’assedio russo nel Donbass

Published

on

Lo scandalo scoperchiato dalle indagini dell’Ufficio anticorruzione ucraino, il Nabu, continua a scuotere Kyiv. L’inchiesta sul sistema creato intorno al colosso statale Energoatom, dopo le dimissioni del ministro dell’Energia e di quello della Giustizia, continua a mietere vittime tra funzionari e consiglieri di altissimo livello.

Ieri il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato anche delle sanzioni dirette contro gli imprenditori Timur Mindich e Alexander Tsukerman. Il primo dei quali, comproprietario con il capo dello Stato della società Kvartal-95 (studio di produzione), è sotto la luce dei riflettori per la scoperta di appartamenti con bagni con water, bidet e lavandini d’oro. E nell’inchiesta del Nabu, secondo la stampa locale, sarebbe finita anche Fire Point, la principale azienda che produce missili e droni in Ucraina, in particolare l’Fp-1 e il Flamingo. Per Zelensky, la corruzione nei gangli del sistema è un tema cruciale. In parte perché lo sfiora e mina la sua credibilità di fronte a una popolazione in cui la leadership del presidente è da tempo in calo. Ma quello che preme di più il capo dello Stato è rassicurare gli alleati. Perché la corruzione nel Paese comporta l’abbassamento della fiducia da parte di chi deve inviare aiuti finanziari e militari. E questo è chiaro tanto a Kyiv quanto a Bruxelles.

L’indagine “dimostra che in Ucraina sono presenti organismi efficaci nella lotta alla corruzione” hanno fatto sapere dalla Commissione europea. “La lotta alla corruzione è fondamentale per l’adesione del Paese all’Ue e richiede sforzi continui per garantire una forte capacità di combattere la corruzione e il rispetto dello Stato di diritto”, ha spiegato un portavoce della Commissione. “È per questo che il ruolo di questi organismi anticorruzione indipendenti, che sono il fondamento dello stato di diritto dell’Ucraina come futuro Stato membro, deve essere salvaguardato”, ha proseguito. Il monitoraggio, da parte di Bruxelles, continua. Il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, finita la riunione dell’Ecofin, ha ribadito la lotta alla corruzione è centrale per qualsiasi sostegno all’Ucraina. E questo promemoria da parte Ue arriva in una fase cruciale delle discussioni interne al Vecchio Continente sul sostegno economico a Kyiv. Ieri i Paesi membri dell’Ue hanno di nuovo discusso della possibilità di usare gli asset russi congelati. Ursula von der Leyen ha detto che quella di utilizzare i beni di Mosca immobilizzati rimane l’opzione migliore. Zelensky sostiene questa linea. Von der Leyen ieri ha confermato l’erogazione di un prestito da 6 miliardi con i proventi dei beni congelati in Ue.

Ma mentre in Europa continuano le trattative tra gli Stati membri, l’Ucraina deve fare i conti con una situazione sul campo di battaglia sempre più difficile, specialmente a Pokrovsk. La città, snodo logistico fondamentale del Donbass, è diventata da mesi il principale obiettivo di questa fase dell’offensiva russa. Il Financial Times ha posto l’accento soprattutto sullo scarso numero di soldati ucraini. Il comandante in capo, Oleksandr Syrskyi, ha negato che Pokrvosk sia completamente accerchiata o che le forze del Cremlino abbiano il controllo della città. Tuttavia, lo stesso Zelensky ha ammesso che la situazione è “molto difficile”. E il presidente ucraino ha avvertito di nuovo l’Occidente sul fatto che ciò che sta avvenendo nel suo Paese è solo l’inizio. “Dobbiamo riconoscere che i russi vogliono una guerra su larga scala e prepararci a essere pronti nel 2029 o nel 2030 – questo il lasso di tempo – ad iniziare una guerra di tale portata.  Sul continente europeo” ha scritto sui suoi canali social Zelensky.

Per Kyiv, quindi, fermare ora Vladimir Putin significa minare un piano ancora più grande. E insieme al fronte di Pokrovsk, i comandi ucraini temono anche nuove offensive su quello di Zaporizhzhya, visitato ieri proprio da Zelensky. Il presidente ucraino ha promesso “più risorse” per difendere la regione E dal Cremlino, il portavoce Dmtry Peskov, è stato chiaro: “La parte ucraina dovrebbe sapere che prima o poi dovrà condurre i negoziati, ma da posizioni molto peggiori”.

L’articolo La guerra in Europa “nel 2029” e i bagni d’oro del socio: Zelensky tra previsioni, imbarazzi e l’assedio russo nel Donbass proviene da Il Riformista.

Click to rate this post!
[Total: 0 Average: 0]
Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Guerra Ucraina

All’Ucraina serve aiuto: la capacità di resistenza fiaccata dal tradimento di Trump

Published

on

By

Nella sua “Fenomenologia dello spirito”, Hegel, in riferimento al rapporto tra servo e signore, ricorda la parola d’ordine “Libertà o morte!”. Un motto tanto importante da essere cucito sulle bandiere durante la Rivoluzione francese. La libertà è una rischiosa conquista. A meritarla è chi mette in gioco la propria vita pur di non inchinarsi davanti al tiranno. Chi invece, magari per timore, baratta la libertà con la propria sopravvivenza, merita di servire alle dipendenze di qualcuno.

La storia, come sempre, ci insegna. Winston Churchill non si piegò davanti a Hitler. Non lo fecero i partigiani italiani con i nazifascisti. E non lo sta facendo, da quasi quattro anni, il popolo ucraino nei confronti di un autocrate spietato come Putin. Questo popolo sta affrontando il terzo inverno consecutivo in condizioni infernali, mentre la sua capacità di resistenza rischia di essere fiaccata dal “tradimento” di Trump e dai ritardi europei nella fornitura di aiuti finanziari e militari. Hic Rhodus, hic salta. Il tempo delle promesse non mantenute, o mantenute parzialmente, è scaduto. Volodymyr Zelensky lo ha detto chiaramente. E l’avanzata russa a Pokrovsk dovrebbe suonare come un campanello di allarme per tutti i governi democratici del nostro continente.

In Italia, sono numerosi gli avvoltoi che attendono con ansia il crollo definitivo di questo bastione-simbolo della lotta di Kyiv contro il progetto neoimperiale di Putin. Non mi riferisco solo alle Cassandre della realpolitik che la deridono in nome delle dure leggi della storia. Ciò che più colpisce e preoccupa è l’indifferenza della sinistra di fronte a una tragedia che ha come posta in gioco il futuro dell’Europa.
Il prossimo 22 novembre si commemorano i milioni di morti ucraini dell’Holodomor, la carestia pianificata dal regime sovietico tra il 1929 e il 1933 per ridurre alla fame i contadini kulaki e quanti si opponevano alla collettivizzazione delle campagne. Oggi l’erede di Stalin sta pianificando l’annientamento dello stesso popolo costringendolo a vivere al buio e al freddo, senza acqua e con poco cibo.

E però i “costruttori di pace” non battono ciglio. Non chiedono a Mosca di fermarsi e di fare un passo indietro. Chiedono di non dare più armi a Kyiv. Alcuni sono apertamente filorussi, come i “progressisti” pentastellati, altri sono solo pallidi emuli dei Neville Chamberlain e dei Lord Halifax dell’appeasement con Hitler. Diceva lo storico inglese Thomas Fuller (1654-1734) che è “follia per la pecora parlare di pace con il lupo”. Significa che non bisogna mai trattare con l’orso del Cremlino? No, significa che non si può trattare con chi ti tiene puntata la pistola o, meglio, un missile alla tempia. Non è difficile da capire.

L’articolo All’Ucraina serve aiuto: la capacità di resistenza fiaccata dal tradimento di Trump proviene da Il Riformista.

Click to rate this post!
[Total: 0 Average: 0]
Continue Reading

Guerra Ucraina

Guerra in Ucraina, l’assedio russo e lo scandalo corruzione che colpisce i ministri di Kiev: Zelensky nella nebbia

Published

on

By

L’assedio esterno e i problemi interni. Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sono ore particolarmente critiche. Il fronte di Pokrovsk appare sempre più in bilico. Immerse nella nebbia che ha coperto la città-simbolo di questa fase della guerra, le truppe russe stanno procedendo, soprattutto perché le condizioni meteorologiche non permettono ai droni ucraini di colpire come hanno sempre fatto. Sui social, è diventato virale il video di uomini dell’Armata mentre percorrono l’autostrada che collega Pokrovsk a Selidove a bordo di moto e automobili civili. E dal fronte si susseguono notizie di conquiste da parte russa, smentite dagli ucraini.

Il ministero della Difesa di Mosca ieri ha annunciato la conquista di un altro villaggio a sud di Pokrovsk, Sukhyi Yar. Kyiv, dal canto suo, ha negato un’altra notizia diffusa dai russi, cioè che la fanteria di Marina del 30esimo Corpo si sarebbe arresa nei pressi di Myrnohrad. Secondo Ukrinform, le forze russe si starebbero dispiegando in tutta l’area di Pokrovsk con mezzi pesanti, personali e nuove attrezzature. Rispetto alla scorsa settimana, gli assalti alla città sono aumentati del 20%. E approfittando del clima ostile per chi difende, le truppe di Vladimir Putin starebbero penetrando sempre di più nelle aree meridionali di Pokrovsk. “Non basta mandare una dozzina di militari di fanteria, c’è un mare di nemici” ha ammesso una fonte a Ukrainska Pravda. E le colonne russe preoccupano sempre di più Zelensky, che ieri ha di nuovo chiesto ai partner europei di intervenire con maggiori aiuti in favore di Kyiv, a partire dalla difesa aerea.

Un tema fondamentale, per il leader ucraino, che ora però deve anche gestire il terremoto che sta scuotendo le fondamenta del suo governo. L’indagine dell’Ufficio nazionale anticorruzione (il Nabu) sulle tangenti che le società appaltatrici erano costrette a pagare alla società statale per l’energia nucleare, Energoatom, ha scoperto un sistema radicato ai massimi livelli. E a pagare sono stati subito due ministri: quello dell’Energia, Svitlana Grynchuk, e quello Giustizia, Herman Halushchenko, costretti a dimettersi subito dopo la scoperta del sistema. “Questa è una questione anche di fiducia”, ha scritto su Telegram Zelensky.Se ci sono accuse, ne devono rispondere. La decisione di sospendere dall’incarico è operativa, la più rapida. Ho chiesto al Primo Ministro dell’Ucraina che questi ministri presentino le loro dimissioni e chiedo ai deputati della Verkhovna Rada di approvare queste dimissioni” ha continuato il presidente.

Ma il presunto schema va ben oltre le due figure ministeriali. Secondo le prime ricostruzioni, il vertice di questa piramide di corruzione sarebbe uno dei più stretti collaboratori dello stesso Zelensky, Timur Mindich, che era coproprietario insieme al capo dello Stato della società di produzione Kvartal 95 (finché Zelensky non ha ceduto le quote una volta diventato presidente). Tra gli osservati speciali vi sono poi l’ex vice primo ministro Oleksiy Chernyshov, l’ex ministro della Difesa, Rustem Umerov, ora segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale. Altri personaggi, tutti intercettati mentre usavano nomi in codice, sarebbero già fuggiti all’estero o sotto indagini in altri Paesi, anche negli Stati Uniti.

Ma quello che preoccupa Zelensky, oltre alla fiducia dei cittadini nei riguardi del suo esecutivo, è anche il rischio che questo tipo di indagini rafforzi ancora di più le perplessità americane e di una parte dell’Europa sulla gestione degli aiuti e sulla trasparenza di Kyiv in vari settori strategici. Ieri, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in Canada per la ministeriale Esteri del G7, ha incontrato l’omologo ucraino Andry Sibiha e i colleghi di Francia e Germania in una riunione che ha coinvolto anche l’Alta rappresentante dell’Unione europea, Kaja Kallas. Tajani ha ribadito che verrà fornito all’Ucraina ogni aiuto possibile. Ma Mosca ha già iniziato a soffiare sul fuoco dello scandalo. “Il Cremlino ha sicuramente prestato attenzione alla questione” ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov,riteniamo che anche le capitali europee e gli Stati Uniti ne abbiano preso atto”.

L’articolo Guerra in Ucraina, l’assedio russo e lo scandalo corruzione che colpisce i ministri di Kiev: Zelensky nella nebbia proviene da Il Riformista.

Click to rate this post!
[Total: 0 Average: 0]
Continue Reading

Guerra Ucraina

L’Europa non capisce il sentimento di Kiev

Published

on

By

Sarà solo un’impressione ma forse nel momento più delicato della guerra sembra che le due anime dell’Occidente, per ragioni diverse, guardino con una certa distanza ai problemi di Kiev. Mentre la Russia sta mettendo in campo il massimo sforzo bellico per dare una spallata all’esercito ucraino, finora invano, Washington è quasi volontariamente distratta mentre le capitali europee fanno meno di quanto promesso. L’atteggiamento di Donald Trump è ispirato al pendolo: alza la voce, si lancia in qualche velata minaccia, ma poi la rimuove, torna la calma e si concentra solo su Medio Oriente e Venezuela. Si riparla dell’incontro di Budapest con Putin ma sembra quasi che l’inquilino della Casa Bianca guardi con malcelato fastidio alla capacità degli ucraini di resistere: si ha la sensazione che da quelle parti vorrebbero che i russi facessero quei progressi sul campo che tardano a venire per creare le condizioni di una tregua che sancisca il nuovo confine su una linea del fronte che accontenti lo Zar. L’Europa, invece, appare stanca, stremata: le cancellerie europee sanno che non possono tirarsi indietro per non perdere la faccia e darla vinta ad un Putin che potrebbe essere incoraggiato a proseguire nella sua politica aggressiva. Ma i bilanci sono quello che sono, le promesse come la fornitura dei missili taurus dalla Germania sono scritte sull’acqua e l’utilizzo degli asset russi per mille difficoltà tarda a venire. L’unica speranza è che dalla riunione delle diplomazie europee del prossimo 10 dicembre a Leopoli venga una spinta che velocizzi l’adesione di Kiev alla Ue.

Francamente è un po’ poco mentre l’armata rossa è penetrata nella roccaforte di Pokrovosk e punta su Zaporizzja e Kherson. Anche da noi si va avanti con cautela sull’impegno assunto di comprare armi americane da dare a Kiev: dentro il governo Salvini e Giorgetti puntano i piedi e il ministro della difesa Crosetto si rifugia nel “no comment” e intanto cambia il biglietto aereo che doveva portarlo a Washington con quello per Berlino.

Siamo al paradosso: dopo una cascata di parole e un mare di retorica nella fase più cruenta e delicata del conflitto l’Occidente appare più lontano da Kiev. Magari c’è chi pensa che gli ucraini possano stancarsi, ma è un calcolo sbagliato e dimostra solo quanto l’Occidente sia invecchiato e non si renda conto che questa è una guerra ispirata ai valori.

Un conflitto – sta qui il vero errore di Putin – che ha creato e forgiato una nazione. Per gli ucraini questi quattro anni rappresentano una sorta di risorgimento. Come noi quasi due secoli fa combattono per l’indipendenza, la libertà e la democrazia. Mettono in conto anche di perdere pezzi di territorio ma non sono disposti a trattare su un futuro che non salvaguardi quei valori. Soprattutto, non possono accettare l’idea che lo Zar ha mutuato dal Metternich secondo cui l’Ucraina sarebbe solo un’espressione geografica. Ecco perché non si stancheranno mai. Costi quello che costi. Sono i valori che Putin non ha mai conosciuto, che Trump sacrifica al business e al pragmatismo esasperato (Afghanistan) e di cui mezza Europa affetta di populismo e sovranismo ha un pallido ricordo. Valori – rammentiamolo – per i quali anche noi duecento anni fa eravamo disposti a morire.

Click to rate this post!
[Total: 0 Average: 0]
Continue Reading

Tendenza

Via Molino delle Armi, 49, 20123 Milano MI. Copyright © 2017-2024 giorno24.it