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Guerra Ucraina

Dall’Operazione Pesce Rosso alle basi fantasma della Cia: come Kiev colpisce Mosca nell’ombra

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Dietro la guerra in Ucraina si combatte un conflitto segreto tra 007. Dal 2015 Kiev collabora con la CIA, fornendo intelligence chiave. Operazioni congiunte, basi segrete e addestramenti proseguono tuttora

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Guerra Ucraina

Trump e l’amico Putin: il gioco delle tre carte

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Mettiamo insieme tre-quattro date per esplorare i meandri del pensiero trumpiano sull’Ucraina. Nel colloquio telefonico del tre luglio Putin tra le tante cose disse al presidente americano che aveva bisogno di 60 giorni per raggiungere i suoi obiettivi i militari. Nessuno ha mai smentito questa indiscrezione rimbalzata su diversi media e rimarcata dal braccio destro del povero Navalny, Leonid Volkov. Ancora: qualche giorno fa Trump ha lanciato un ultimatum a Putin annunciando che gli Usa metteranno sanzioni secondarie, cioè dazi del 100%, ai paesi che continuano a commerciare con la Russia. Appunto, ha spostato in là la scadenza rispetto ad una legge bipartisan che giace a Capitol Hill, firmata da 85 senatori su 110, che porrebbe subito dazi del 500% verso quei paesi che hanno rapporti economici con il Cremlino.

Terzo elemento: i tempi per far arrivare le armi promesse in Ucraina, almeno quelle americane, sono più lunghi di quelli che si possa immaginare perché, ad esempio, i sistemi anti-missili Patriot debbono essere costruiti, quindi, restano quelli che hanno in dotazione i paesi europei che dovrebbero privarsene per darli a Kiev. Infine – visto la connessione temporale tra il Putin che parla di 60 giorni per raggiungere gli obiettivi militari e del Trump che aspetta 50 dì per porre i dazi che dovrebbero isolare la Russia – si arguisce che non cambierà nulla da qui a metà settembre: ebbene, non bisogna aver letto Tolstoy, Guerra e Pace, conoscere i diari delle campagne di Napoleone o le cronache di questi tre anni di guerra per sapere che a settembre le prime piogge trasformeranno l’Ucraina in un pantano che bloccherà di per sé gli eserciti come avviene da secoli. Insomma, i tanti interventi sbandierati con la tempistica di Trump non avranno nessun effetto prima di quei sessanta giorni che Putin vuole per raggiungere i suoi obiettivi. Dopo di che saranno per buona parte le piogge a bloccare i russi. Ecco perché le sanzioni, le armi servono ora agli ucraini non fra 50-60 giorni.

Nessuno vuole mettere in dubbio le parole e i propositi del Presidente Usa ma come diceva Giulio Andreotti, che ha avuto a che fare per più di mezzo secolo con gli americani, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Un pensiero che nel tempo si è trasformato in un proverbio. Un proverbio che si attaglia benissimo a quella difficile disciplina, nuova di zecca, che dal venti gennaio scorso si occupa dell’interpretazione delle uscite contraddittorie – per usare un eufemismo – del Presidente Trump. L’altro giorno in 12 ore l’inquilino della Casa Bianca è partito con la promessa di inviare missili a lunga gitata a Kiev, si è saputo che ha chiesto a Zelensky se il suo esercito fosse in grado di colpire Mosca, quindi ha ordinato agli ucraini di non colpire la capitale russa e infine se ne è uscito con una frase degna di Ponzio Pilato: Io non sto né con la Russia, né con l’Ucraina. Per non citare il corollario che ripete a pie’ sospinto: gli Usa possono inviare nuove armi a Zelensky, a cominciare dai famosi Patriots, ma deve pagarli la NATO o meglio gli europei.

Tornando al punto: non ho intenzione di mettere in dubbio la buona fede del Presidente americano ma se fossi in un mercato o in una casbah di fronte a tanti paradossi, stranezze e ripensamenti avrei la sensazione di stare davanti al banchetto del gioco delle tre carte dove, come tutti sanno, si può solo perdere. E in questo caso a perdere saremmo tutti noi. Quel mondo, quella civiltà che sono le democrazie dell’Occidente. Spero di sbagliarmi.

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Guerra Ucraina

Zelensky aspetta i Patriot. E Putin sfida Trump: “Faccia trattare Kiev”

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La fame di Patriot è ormai scolpita nel Dna dell’Ucraina. Zelensky chiede ulteriori sistemi di difesa aerea per contrastare gli assalti di Mosca, Trump sostiene di averne già spediti 17 in Germania, ma Berlino smentisce. Mercoledì potrebbe tenersi una riunione tra i Paesi proprietari degli agognati missili terra-aria con l’obiettivo di donare a Kiev ulteriori batterie. È la “coalizione dei Patriot”, che sembra fare il verso alla compagnia dell’anello di Tolkien. Putin è il novello Sauron, l’Ucraina la martoriata Terra di Mezzo, ma dei nove viandanti, almeno tre (Francia, Repubblica Ceca e Bahrein), si sarebbero già sfilati dalle donazioni.

In attesa di capire quali saranno le mosse della Casa Bianca, Zelensky si è rammaricato per l’assistenza militare fornita a Kiev dall’amministrazione Trump, il cui pacchetto di aiuti sarebbe inferiore a quello assicurato in passato dal predecessore Biden. “I russi capiscono solo la forza, servono armi sempre più potenti”. Le truppe ucraine stanno vivendo una colossale carenza di munizioni e sono costrette a contare ogni proiettile, si legge su alcuni blog militari. Preludio alla decisione di Zelensky di rivoltare come un calzino l’esecutivo, affidando il premierato alla 39enne Yulia Svyrydenko.

Il nuovo primo ministro, che guidava il dicastero dell’Economia, si è sempre spesa per il miglioramento dell’industria militare, e ha acquisito ulteriore notorietà durante i tormentati negoziati per l’accordo sulle terre rare con gli Usa. Il premier uscente Denys Shmyhal va alla difesa, dove prenderà il posto di Rustem Umjerov, considerato “poco energico” dagli analisti politici. Il nuovo corso targato Svyrydenko ha portato all’approvazione parlamentare di una spesa aggiuntiva di quasi 10 miliardi di dollari nel bilancio dell’anno in corso per l’esercito e la difesa. “Devono esserci più armi di fabbricazione ucraina”, chiosa Zelensky.

Il Cremlino “monitora attentamente” le dichiarazioni sulle forniture occidentali, ritenendolo un argomento di massima importanza, fa sapere il portavoce Peskov. La Russia spera che venga esercitata pressione sull’Ucraina per riportarla ai colloqui, ma Kiev si dichiara pronta per un summit ai massimi livelli. Forse davvero Putin cambierà opinione sul conflitto in 50 giorni? È la domanda che i cronisti rivolgono a Trump e l’inquilino della Casa Bianca risponde che “potrebbe anche accadere molto prima”. Tuttavia c’è chi teme un’escalation, come Varsavia, che ha denunciato un attacco russo a un’azienda a Vinnytsia: “Putin si sta avvicinando ai nostri confini”.

I russi hanno colpito con una bomba da 500 kg il centro commerciale Aurora di Dobropillya (Donetsk), provocando almeno 2 morti (si scava sotto le macerie), lanciato 400 droni su Kiev, Zaporizhzhia, Dnipro e Kharkiv (2 le vittime), e conquistato Novokhatske, verso il Dnipropetrovsk. Ursula von der Leyen ha proposto 100 miliardi di euro per alimentare nuovamente il Fondo per l’Ucraina. Nulla da fare per il 18esimo pacchetto di sanzioni Ue a Mosca, continua a esserci il veto slovacco.

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Guerra Ucraina

Prima i robot-kamikaze Spider, poi i droni: così gli ucraini hanno catturato i soldati russi

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Un gruppo di soldati russi si è arreso nel corso di una particolare operazione effettuata dalla Terza Brigata d’Assalto ucraina mediante l’utilizzo di droni e sistemi robotici. L’episodio è andato in scena nella regione di Kharkiv tra l’8 e il 9 luglio. Secondo le forze di Kiev il blitz sarebbe stato completato “senza fanteria e senza perdite” e avrebbe consentito di assaltare postazioni nemiche, oltre che di far prigionieri alcuni militari rivali.

In particolare, l’unità ucraina ha ripulito le trincee russe e catturato i soldati presenti in loco impiegando droni Fpv e altri dispositivi. La novità consiste nel modus operandi adottato dall’Ucraina: gli obiettivi sono infatti stati raggiunti senza il coinvolgimento diretto di esseri umani.

L’operazione degli ucraini con droni e robot

L’intervento è stato realizzato, a debita distanza, da un gruppo d’élite denominato Deus ex Machina e parte integrante della Terza Brigata d’Assalto dell’Ucraina. Le forze di Kiev hanno impiegato simultaneamente droni Fpv, ovveero First Person View, e robot terrestri kamikaze. Un video mostra gli ucraini manovrare un robot terrestre di produzione nazionale chiamato “Spider“. Il dispositivo ha le sembianze di un piccolo veicolo cingolato ed è stato creato da ingegneri ucraini sulla base di esperienze di combattimento reali e può essere utilizzato per diversi compiti, a seconda di come viene configurato.

Ebbene, il robot è stato riempito con una notevole quantità di esplosivo – pare, oltre 20 kg di Tnt – e inviato verso la postazione nemica. Ha quindi colpito con la massima precisione l’ingresso di una trincea russa costringendo i soldati presenti al suo interno ad alzare bandiera bianca, o meglio, un cartello di resa: ”Vogliamo arrenderci”. Affiancato al primo robot era infatti presente un secondo mezzo altrettanto minaccioso pronto a colpire. Dal canto loro i soldati ucraini in carne e ossa seguivano la scena servendosi delle videocamere di alcuni droni.

La resa dei soldati russi

Ecco, i droni: è qui che sono entrati in azione questi velivoli senza pilota. Stando ai resoconti dei militari di Kiev, gli Uav – i Dji Mavic, e cioè droni cinesi pensati per l’uso civile ma comunemente impiegati nella guerra in Ucraina – hanno letteralmente guidato i nemici, disarmati, verso le linee ucraine. “Gli occupanti sopravvissuti sono stati guidati verso le nostre linee dai droni e catturati secondo il protocollo”, si legge nel comunicato diffuso dall’unità ucraina. “Posizioni che avevano resistito ad altre unità sono state riconquistate grazie a attacchi precisi e ben pianificati. Le fortificazioni e la fascia forestale sgomberate sono ora sotto il nostro controllo”, ha quindi aggiunto la Terza Brigata d’Assalto.

Come ha spiegato il Kyiv Post, lo Spider è un robot piccolo e mobile, del peso di poco più di 50 chilogrammi. Due di questi dispositivi possono essere trasportati nel retro di un pick-up militare. Ciascun robot può trasportare fino a 100 chilogrammi di carico, funziona con quattro motori elettrici ed è costruito per affrontare le difficili condizioni presenti in un campo di battaglia.

I suoi principali punti di forza? La mobilità, la facilità d’uso dei comandi e la capacità di continuare a funzionare anche quando le forze nemiche cercano di bloccarne i segnali. Può inoltre muoversi in spazi ristretti, scalare ripide colline e funzionare per diverse ore con una sola carica della batteria.

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