Mondo
Blinken: “L’Ucraina diventerà membro della Nato”
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato oggi che l’Ucraina alla fine diventerà un membro della Nato, aggiungendo che il sostegno a Kiev è “solido come una roccia” tra gli stati membri. “L’Ucraina diventerà membro della Nato. Il nostro scopo al vertice è quello di contribuire a costruire un ponte verso tale adesione”, ha detto Blinken ai giornalisti a Bruxelles.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato oggi che l’Ucraina alla fine diventerà un membro della Nato
“Gli Stati Uniti non invieranno soldati in Ucraina” ha detto a Emmanuel Macron il segretario di stato americano Blinken, secondo quanto riportato il fondatore del Partito di Sinistra e attuale leader de La France Insoumise, Jean-Luc Melenchon. “Blinken è arrivato per dire a Macron che non ci saranno forze armate americane in Ucraina”, ha scritto il politico sui social network senza fornire ulteriori dettagli, aggiungendo che Macron, con le sue azioni, ha messo la Francia in prima linea nella lotta contro la Russia, definendo “pericoloso” un comportamento del genere.
“Gli Stati Uniti non invieranno soldati in Ucraina”
Melenchon a sua volta ha sollecitato Blinken a non inviare armi a Israele, per non diventare compartecipe del genocidio. In precedenza, il Dipartimento di Stato americano ha riferito che Blinken, durante la sua visita a Parigi, ha incontrato il presidente francese e che entrambe le parti hanno confermato il loro deciso sostegno all’Ucraina.
Macron ha annunciato lo scorso febbraio che l’Unione Europea ha accettato di creare una “nona coalizione di attacco profondo”, che includerebbe la fornitura all’Ucraina di missili a medio e lungo raggio. Ha inoltre affermato che la Francia farà tutto il possibile affinché la Russia “non vinca questa guerra”. Secondo il presidente francese, i leader dei Paesi occidentali hanno discusso della possibilità di inviare truppe in Ucraina, senza ancora raggiungere un consenso al riguardo. “Ma nulla può essere escluso”, ha detto.
Melenchon: “La Francia non ha limiti o linee rosse sulla questione degli aiuti all’Ucraina”
Incontrando i leader dell’opposizione a inizio marzo, Macron ha nuovamente dichiarato che la Francia “non ha limiti o linee rosse sulla questione degli aiuti all’Ucraina”. Le parole del presidente sono state ampiamente criticate da diversi Paesi della Nato, tra cui la Germania, oltre che dai politici della stessa Francia, che hanno dichiarato che Macron vuole trascinare Parigi nel conflitto, rimproverandolo di avventatezza e di non essersi consultato su questo tema con il parlamento.
Kuleba: “Non voglio rovinare la festa per l’anniversario della Nato ma la vita degli ucraini dipende dai missili Patriot”
“Congratulazioni per l’anniversario della Nato. Ma oggi mi trovo qui sullo sfondo di attacchi continui in Ucraina da parte della Russia, senza precedenti, con droni e missili. Non voglio rovinare la festa per l’anniversario della Nato ma la vita degli ucraini dipende dai missili Patriot, gli alleati ne hanno molti e noi ne abbiamo bisogno, questo sarà il mio messaggio principale di oggi” ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba in apertura del Consiglio Nato-Ucraina. “Mi concentro sui Patriot perché sono gli unici in grado di intercettare i missili balistici russi”, ha precisato il ministro di Kiev.
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Europa
Viktor Orbán: la deriva autoritaria dell’Ungheria e la minaccia all’unità europea
Sotto la crescente pressione per mantenere il potere, il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán rispecchia sempre più le tattiche di Vladimir Putin: consolidamento del controllo attraverso la propaganda, indebolimento delle istituzioni democratiche e creazione di nemici sia interni che esterni.
Di fronte a un calo di consensi – i sondaggi recenti mostrano il partito d’opposizione “TISZA” in vantaggio rispetto al suo partito Fidesz – Orbán ha avviato una stretta contro il dissenso. I partiti d’opposizione vengono dipinti come minacce alla sicurezza nazionale, mentre la società civile è sottoposta a pressioni crescenti. Una nuova legge, la “Legge sulla Trasparenza della Vita Pubblica”, prende di mira le ONG – in particolare quelle con finanziamenti esteri – con l’obiettivo di mettere a tacere le voci indipendenti sotto il pretesto dell’interesse nazionale.
Il recente arresto di due ungheresi etnici in Ucraina con l’accusa di spionaggio è stato immediatamente strumentalizzato dalla macchina propagandistica di Orbán. Senza prove chiare, ha usato l’incidente per alimentare il sentimento nazionalista e mobilitare la sua base, dipingendo l’Ungheria come una nazione assediata.
Allo stesso tempo, la posizione geopolitica di Orbán diventa sempre più preoccupante. La sua retorica irredentista di lunga data nei confronti della regione ucraina della Transcarpazia, insieme alle richieste di diritti speciali per la minoranza ungherese, mina la sovranità ucraina. Le notizie sull’attività dell’intelligence ungherese nella regione rafforzano ulteriormente i timori di destabilizzazione.
La sua aperta sfida all’Unione Europea – bloccando decisioni chiave, indebolendo le sanzioni contro la Russia e abbracciando la narrazione del Cremlino – ha trasformato l’Ungheria in un “cavallo di Troia” all’interno dell’Unione. Nonostante tragga vantaggio dai fondi europei, il suo regime erode attivamente i valori dell’UE, lo stato di diritto e la coesione regionale.
Il suo obiettivo è chiaro: trasformare l’Ungheria in una “democrazia controllata” simile a quella della Russia di Putin, ma all’interno del quadro istituzionale dell’Unione. Se Bruxelles continua a esitare, rischia di legittimare un’autocrazia nel cuore dell’Europa. Le azioni di Orbán richiedono una risposta ferma e coordinata – a partire dalle misure previste dall’articolo 7 – per difendere i principi europei e prevenire ulteriori sabotaggi interni.
Mondo
Cpi, il procuratore capo Khan si autosospende: è indagato per abusi sessuali
Si è autosospeso il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan: da novembre è indagato per presunte molestie sessuali. Il suo ufficio ha fatto sapere che il procuratore ha annunciato la decisione “di prendersi un congedo in attesa della conclusione del procedimento” che viene portato avanti dagli inquirenti delle Nazioni Unite.
Lo scandalo risale a circa sei mesi fa: l’organismo di controllo interno della Cpi comunicò di aver chiesto un’indagine esterna sulle accuse di “presunta cattiva condotta” del procuratore capo. Non vennero però forniti altri dettagli, ma secondo alcuni media Khan sarebbe stato accusato per comportamenti sessuali inappropriati nei confronti di un membro del suo staff. Le accuse sono sempre state rigettate da Khan.
In questi mesi il procuratore generale è stato incalzato da diverse Ong e anche da alcuni membri della Corte, che gli hanno chiesto di ritirarsi o sospendersi. La scorsa settimana avrebbe incontrato gli investigatori delle Nazioni Unite in una udienza forse finale dell’indagine e poi avrebbe deciso di ricorrere al congedo.
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Mondo
Mosca e Kiev tornano a parlarsi, ma senza Putin e Zelensky i negoziati in Turchia sono destinati al fallimento
Sono iniziati questa mattina e stanno proseguendo a oltranza i negoziati tra Mosca e Kiev a Istanbul, in Turchia. L’incontro tra le delegazioni dei due Paesi è cominciato verso le 12, con un’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia annunciata in mattinata, e non si è ancora concluso, anche se, poco alla volta, stanno emergendo alcune indiscrezioni. Come facilmente intuibile dall’assenza di Vladimir Putin e di Volodymyr Zelensky, si tratta di un primo incontro non destinato a concludersi con un accordo. Questo, però, non significa che si tratti di un vertice inutile, poiché ha permesso ai due Paesi di tornare a sedersi al tavolo delle trattative dopo la brusca interruzione dei negoziati avvenuta nel 2022.
Mosca e Kiev tornano a parlarsi, ma senza Putin e Zelensky i negoziati in Turchia sono destinati al fallimento
Stando a quanto riferito dal capo dell’ufficio del presidente ucraino, Andriy Yermak, la delegazione di Kiev ha le idee chiare su ciò che intende ottenere da questa trattativa.
La priorità dell’Ucraina, spiega il fedelissimo di Zelensky, è raggiungere un “cessate il fuoco incondizionato”, così da avviare “trattative serie” per porre fine alla guerra.
Il problema, secondo l’amministrazione di Kiev, è che la Russia non sembra affatto disposta ad accettare questa condizione, come dimostra il fatto che “Putin ha inviato a Istanbul funzionari che non hanno alcun potere decisionale”.
Poi, nell’evidente tentativo di fare pressioni su Mosca, ha aggiunto che “se al contrario hanno una qualche autorità, l’unico modo per dimostrarlo è accettare di compiere passi reali, in particolare un cessate il fuoco”. Ma non è tutto. Secondo quanto riportato da France Presse, l’Ucraina in queste ore starebbe insistendo con forza affinché venga preparato “un incontro diretto tra il presidente Volodymyr Zelensky e il suo omologo russo Vladimir Putin”.
Parole a cui ha risposto a distanza, durante una pausa nei colloqui, Vladimir Medinsky, capo della delegazione russa, secondo cui “la Russia è pronta a riprendere il processo di negoziazione” ed è aperta “a possibili compromessi”. Quali siano, però, resta un mistero. L’unica certezza, per ora, è che — secondo quanto trapela — il Cremlino avrebbe preso tempo, giudicando “prematuro” discutere di un possibile vertice tra i due leader.
Le reazioni al vertice in Turchia
Mentre la diplomazia muove i primi passi, la Nato e l’Ue criticano duramente la decisione del presidente russo di non partecipare agli incontri in Turchia.
Secondo quanto dichiarato da Ursula von der Leyen, “Putin prima ha chiesto un cessate il fuoco attorno all’anniversario del 9 maggio, ma non lo ha mai rispettato. Poi l’Ucraina ha chiesto un cessate il fuoco di 30 giorni, pieno e incondizionato, che Putin ha respinto, e infine ha offerto un incontro in Turchia. Ma Putin non si è mai presentato. Questo dimostra che Putin non vuole la pace”.
Dura anche la reazione del segretario generale della Nato, Mark Rutte, secondo cui “Putin deve essere serio” nei confronti dei negoziati di pace, perché “è stato un errore inviare una delegazione di basso livello”.
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