Italia
Terzo Valico, Pirondini: “Fine lavori nel 2026? Non ci crede nemmeno chi lo afferma”
Riceviamo e pubblichiamo dal senatore genovese del Movimento Cinque Stelle un intervento preciso e puntuale sul dibattito aperto da Maurizio Rossi sul Terzo Valico e sui tempi di realizzazione.
“Raggiungere Milano in 60 minuti? Magari! Concordo con Maurizio Rossi: è improbabile che questo sogno possa avverarsi e anzi sono pronto a pagare pegno qualora le nostre previsioni si rivelassero sbagliate e fossero invece realistiche quelle di Vicenzo Macello, vicedirettore generale di Rfi. Purtroppo, invece, credo la realtà sia diversa: l’opera così come è stata progettata non è vero che permetterà di collegare Genova a Milano in così poco tempo e questo va detto con chiarezza ed onestà. Il perché lo sanno tutti: servirebbe il quadruplicamento della linea da Pavia a Milano per evitare che il treno verso Milano (o in ingresso da Milano verso Genova) finisca per mettersi in coda ai regionali in arrivo o in partenza da Rogoredo. Senza quadruplicamento, l’opera rischia di essere non solo costosissima ma inevitabilmente pressoché inutile.
Ricordo poi che sono almeno 20 anni che si parla di raddoppiare la linea Voghera-Tortona dove si somma alla linea Genova-Milano la linea Torino-Piacenza, ma non se ne sta facendo niente.
Detto ciò, sappiamo che i lavori difficilmente potranno terminare nel 2026. I motivi sono diversi. Intanto, perché entrambe le talpe sono piantate sottoterra: essendo state completamente sbagliate le indagini geognostiche, i costruttori ora devono fare i conti con rocce friabili. Morale: non si può andare avanti con le talpe e dovendo quindi procedere con scavo tradizionale, i tempi di realizzazione saranno lunghissimi.
Altro problema rimasto irrisolto è il collegamento tra il porto di Sampierdarena e l’inizio del Terzo Valico: a causa della pendenza (a oggi il 16 per mille, che pare possa divenire 15 per mille) i treni da 2.000 tonnellate non passeranno mai.
Anche ammesso che tali lavori terminino, la riduzione dei tempi di percorrenza sarà possibile, se e solo se, non si instradino negli stessi orari i treni merci con quelli passeggeri. Infatti, per 35 km, nella galleria di Valico, non esistendo binari di precedenza, avremo i treni merci a 100 km/h che faranno da “tappo” ai treni passeggeri che potrebbero andare a 240 km/h (quindi non ad alta velocità). Solo che la motivazione per la realizzazione del Terzo Valico è proprio quella di implementare il trasporto merci dal porto di Genova via ferro.
Conclusione: l’alta velocità, a queste condizioni, non ci sarà mai“.
*Senatore del Movimento Cinque Stelle Luca Pirondini
Italia
Mov5s, l’ex Crucioli bacchetta Conte e Grillo: “Responsabili dell’astensionismo”
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Non è stato lieto fine tra il Movimento Cinque Stelle e Mattia Crucioli, dopo la liaison del passato, finita con la dura presa di posizione dei grillini sul mancato voto in aula a sostegno dell’allora Governo Draghi.
Chi è andato, chi è restato
Crucioli, oggi capogruppo in consiglio comunale a Genova di Uniti per la Costituzione, ripercorre le tappe della sua esperienza nel Mov5s, prima della rottura definitiva. “Io sono stato espulso quando i 5s hanno detto a tutti i parlamentari di votare per Draghi, a me non sembrava cosa e allora urlai, proprio durante la chiamata al Senato, “no mai” – racconta a Primocanale l’ex senatore pentastellato Mattia Crucioli -. Allora, dopo poco, mi arrivò la lettera di espulsione di Vito Crimi“. Tutto questo andò in scena il 13 febbraio 2021, quando il già presidente della Bce ottenne la fiducia, ma non di tutto il Movimento. Nel frattempo, come si suol dire, ne è passata di acqua sotto i ponti: il Governo Draghi è caduto, si è tornati a votare e Giorgia Meloni è diventata la prima premier donna. Crucioli ha fatto ritorno a Genova e nel giugno 2022 è entrato in aula rossa a palazzo Tursi, da consigliere comunale di Uniti per la Costituzione. Settimana scorsa intanto, dopo il voto degli iscritti sulla piattaforma online, il Mov5s ha svoltato, cancellando la figura del garante, aprendo alle alleanze strutturali sui programmi, eliminando il vincolo dei due mandati ed entrando a far parte dell’alveo dei progressisti “indipendenti”. Una decisione, comunicata nell’evento Nova di Roma, che non è andata giù a Beppe Grillo, che ha chiesto la ripetizione del voto, previsto dal 5 all’8 dicembre. Luca Pirondini, che non ha mai nascosto la sua vicinanza a Giuseppe Conte e alla sua politica, proprio a Primocanale ha commentato nei giorni scorsi il ruolo che per lui ha avuto il comico genovese. 5s alias Beppe Grillo, è questo il messaggio di Pirondini. “Io ho riconoscenza per lui, lo ringrazierò sempre per quello che ha fatto, e io farò il possibile per trovare una quadra da qui ai prossimi mesi, non riesco a immaginarmi un M5s senza Grillo”. Secondo Crucioli il senatore incarna in pieno “il nuovo corso, che si è adattato bene a quello che è diventato il Movimento”.
Mov5s alla resa dei conti: sì o no a Grillo, dentro o fuori il campo largo
Tra ricordi e aneddoti
Mattia Crucioli, a ruota libera, ripercorre il suo rapporto con il fondatore del ‘Vaffa’, che lo ha portato ad allontanarsi sempre di più da quello che era oramai 15 anni fa. “Io sono distante dalle posizioni di Conte, lontano dai suoi diktat, ma non sono più un fan di Grillo, insomma per me non ha torto uno e ragione l’altro. Io non rimpiango niente e continuo a pensare che le idee erano buone, è il Movimento Cinque Stelle che ha deragliato e ha espulso chi aveva quelle idee. Conte incarna a pieno il Mov, questo è il partito di Conte e non quello che c’era fino al 2021. È simile al Pd e ha fatto scelta di campo, di entrare strutturalmente sotto l’ala del Partito Democratico, diventando progressista” ha raccontato Crucioli.
E Grillo che ruolo ha avuto?
“Grillo non ha fatto nulla, quando c’era la deriva di Di Maio, che faceva assemblee e tutti applaudivano, quello che diceva lui era vangelo, eravamo di fronta a una deriva verticistica insopportabile. Io allora scrissi a Grillo questo: Sono il senatore Crucioli, eletto a Genova, le vorrei parlare di quello che sta accadendo. Lui mi rispose con un laconico: non mi risulta. Io volevo dargli la prova che ero vicino, vero. Non si fece più vivo, la verità è che se ne fregava delle segnalazioni dei problemi che si sono sviluppati con la deriva che stava prendendo il suo movimento”. Insomma, l’avvocato genovese ripercorre quanto accaduto negli scorsi anni, quando era uno dei senatori della Repubblica. Lui, come la maggior parte degli altri eletti, si sono ritrovati in politica da un giorno all’altro, quando uno valeva uno, e quando, dicevano, “la politica è servizio”.
“Il M5s è colpevole”, e la faida continua
Dall’invio di armi all’Ucraina all’appoggio al Governo Draghi: queste sono solo due delle motivazioni che hanno spinto Crucioli, e altri con lui, a partire da Di Battista, ad abbandonare il progetto del Mov5s. Secondo il consigliere comunale la caduta di consensi nasce dal post Governo Conte I (quello gialloverde con la Lega ndr). “Il primo governo con Salvini era propositivo, popolare, io vedevo le cose negative della Lega ma noi pensavamo di arginarle un po’, poi il Governo con il Pd è andato ancora peggio, con Draghi è stata la fine totale” ha spiegato ancora Crucioli. Infine, arriva la stoccata più dura al Movimento Cinque Stelle (passato e attuale). “Per le Comunali di Genova forse mi candiderò, ma ho dei dubbi, la gente è scottata e non va più a votare, questo è un danno del M5s. Le persone non credono più al politico e li accomunano tutti, io dico cose diverse dal centrodestra e dal centrosinistra. Ma chi è deluso pensa e dice una cosa sola: andati tutti a fanc…, siete tutti uguali. Ecco, questa è una delle accuse che io rivolto ai 5s, hanno fatto perdere di credibilità a tutta la politica”. E mentre Crucioli accusa il suo ex partito di essere responsabile dell’astensionismo, il Movimento Cinque Stelle si prepara a un’altra faida interna con il nuovo appuntamento sulla piattaforma online. C’è chi lo considera l’ultimo gesto disperato dell’oramai bypassato garante Grillo, chi invece ritiene che gli iscritti riconfermeranno con più convinzione la linea Conte. In mezzo c’è il quorum, che Grillo cercherà di non far raggiungere per delegittimare il voto. Insomma, la guerra prosegue, ed è senza esclusione di colpi.
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