Italia
Sanità, Nicolò: “Liste d’attesa, Alisa e conti: vi dico tutto”
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Dice che gli piacciono le sfide e che una “patata bollente” come quella della Sanità non lo spaventa. Massimo Nicolò è da poche ore alla guida di uno degli assessorati più difficili e delicati di Regione Liguria. “Ho accettato con grande responsabilità, altrimenti non avrei dato la disponibilità ad entrare in questo mondo complesso ma che potenzialmente può dare delle grandi soddisfazioni. Contribuire e cercare di aiutare i cittadini liguri è una bellissima cosa e una soddisfazione che tutti vorrebbero avere per cui questo incarico l’ho accettato con con molto entusiasmo”.
La sanità è sicuramente il tema centrale di questa Giunta. Tante le problematiche dalle liste d’attesa ai conti in rosso alla mancanza di personale: da cosa partirà?
“Sul tavolo ci sono tanti temi aperti, certamente quello più sentito sono le liste d’attesa. Non è un problema locale è un problema nazionale che ha tante motivazioni a iniziare dalla mancanza delle risorse umane, medici, infermieri, operatori sanitari ma ci sono anche dei problemi organizzativi che vanno affrontati. Sono convinto che con l’aiuto di tutti riusciremo a fare bene”.
I conti della Sanità la preoccupano?
“E’ prematuro ancora dare dei numeri ma posso anticipare che non sono così come sono stati rappresentati: sono nettamente ridimensionati. Non sono più a tre cifre ma sono inferiori, un aspetto molto importante che certamente ci fa respirare un po’. Questa è insomma una buona notizia che ci fa ben sperare”.
I problemi della sanità non sono di certo solo regionali ma ci sono delle peculiarità che noi abbiamo come l’età che ci caratterizzano e che devono essere fatte valere di più a Roma nella ripartizione dei fondi. Pensa che l’asse con il governo l’aiuterà?
“La Liguria ha il record di ultra sessantacinquenni, siamo la regione più anziana dell’Italia e sicuramente anche di Europa e come tale il criterio dell’invecchiamento deve essere preso in considerazione nel momento in cui si decide di ripartire il fabbisogno sanitario nazionale. Ci sono vari criteri, uno è quello della deprivazione dello stato sociale che non premia regioni come la Liguria poi invece c’è il criterio di ripartizione che deriva dall’anzianità che deve essere intesa come un costo e non come semplicemente un fattore di rischio. Per cui certamente già nell’ultima ripartizione, quella dello scorso anno, la Liguria ha avuto in in dotazione un aumento importante del fondo del reparto nazionale ma certamente anche negli anni successivi questo deve essere ulteriormente implementato. A breve nei prossimi 5-10 anni ci saranno tantissime altre regioni che avranno un’età media come la nostra, quindi noi siamo una sorta di laboratorio e in questo dobbiamo fare fare scuola. Sicuramente l’asse col ministro e con tutto il suo gruppo che ruota intorno sicuramente sarà importante, noi ci confidiamo molto”.
Che ne sarà di Alisa?
“E’ una struttura che certamente deve essere in qualche modo riorganizzata e ridisegnata per consentire a questa struttura di funzionare. Non deve essere a tutti i costi una struttura indipendente ma si può pensare di riconvertirla al di sotto dell’area salute dell’assessorato. Una riorganizzazione va fatta, fermo restando che persone come il direttore generale sono persone molto valide sia dal punto di vista personale che professionale”.
Una delle novità che riguarda l’assessorato alla sanità è il consiglio superiore della sanità, il messaggio è quello che il tema sanitario può essere affrontato solo da tutti insieme?
“Avere dietro di sé un gruppo di medici che periodicamente si riunisce e fa delle proposte o ai quali vengono poste delle problematiche, delle criticità chiedendo quali possono essere eventualmente le possibilità per risolvere e lasciando poi chiaramente in capo all’assessore e allo staff la decisione su quale strada prendere credo che sia risorsa importante e fondamentale”.
All’ultimo la sua nomina ha rischiato di saltare. Ma cosa è successo nell’ufficio del presidente?
“Le discussioni avvengono in ogni buona famiglia e quindi è ovvio che tra due persone che hanno una loro personalità, il presidente sicuramente ha la sua ma io anche ho la mia, possa capitare una situazione di chiamiamola tensione. Era la vigilia di una nomina che darà una svolta alla mia vita professionale. Rinuncerò in gran parte a quello che sono adesso quindi universitario, andrò in aspettativa in ospedale e da libero professionista, quindi un momento molto particolare per me dal punto di vista personale. Nessun particolare mistero alla fine: alle 16 mi sono presentato puntuale all’appuntamento e poi mezz’ora dopo sono sceso per la conferenza stampa”.
Ha dormito meno la sera prima della nomina o quella successiva?
“Ah guardi ieri sera ho dormito benissimo, le sere precedenti confesso ero un po’ più agitato. Ma ora sono pronto e carico per questa nuova avventura che mi porterà via energie ma che sono certo mi darà soddisfazioni”.
Italia
Tour di Orlando in Liguria, segnale di permanenza in Liguria
È un impegno che non si è mai sradicato dalla Liguria, nonostante sia stato battuto al fotofinish da Marco Bucci. Così Andrea Orlando, uscito sconfitto alle Regionali del 27 e 28 ottobre, aveva giurato di proseguire il suo impegno nella regione, e così sembra voler fare.
I primi segnali del deputato dem
Il deputato del Partito Democratico non ha ancora sciolto le riserve sul suo prossimo futuro, ma le ultime iniziative fanno pensare a una possibile permanenza in Liguria. L’ex ministro ha tempo fino al 26 dicembre per decidere se restare all’opposizione di Bucci o se tornare a Roma, al fianco di Elly Schlein. La segretaria dem insiste per riportarlo nella capitale: per lui pare essere pronto un ruolo di rilievo nell’agenda programmatica. Nel frattempo però, mentre ragiona sul da farsi, Orlando ha deciso di ripartire con un tour sul territorio. Un messaggio che sembra risuonare forte e chiaro: “Liguria non ti lascio”. Nel frattempo Orlando è atteso in consiglio regionale martedì prossimo, 26 novembre, per l’avviso della nuova legislatura e il giuramento di Marco Bucci.
La tappa nell’entroterra a Davagna
Ed è proprio con un reel su Facebook che Andrea Orlando riparte dalla Liguria. “Abbiamo iniziato a girare, siamo oggi qui a Davagna, abbiamo inaugurato un Postamat, ricominciamo a girare i comuni, a incontrare gli amministratori, le comunità. Incontreremo le persone che abbiamo incontrato in campagna elettorale e magari dedicheremo loro più tempo di quello che siamo riusciti a fare, sarà molto importante non perdere questo rapporto con il territorio, perché la battaglia continua. Con le elezioni non siamo riusciti a determinare la svolta decisiva, dobbiamo lavorare per costruirla e determinarla in futuro. Gli obiettivi restano gli stessi: superare un sistema di potere che asfissia la Regione, difendere la sanità pubblica e lavorare per la reindustrializzazione della nostra regione, difendere le aree interne. Lo diciamo qui da Davagna, ma sono tante le realtà alle quasi bisogna guardare perché rischiano lo spopolamento, la marginalità. Ecco, questo è il nostro impegno, che continua”.
Italia
Palasport, Vince Genova: “Il Pd schiaccia fuori campo, misure ok per pallavolo”
Il Palasport di Genova potrà ospitare gare internazionali di pallavolo: a replicare alle polemiche del Partito Democratico è Vince Genova che in una nota chiarisce che l’altezza richiesta in questo tipo di competizioni si può ottenere facilmente.
La replica alle critiche
“La schiacciata del Pd è finita fuori dal campo e il punto, ancora una volta, lo segna il centrodestra: il palasport infatti potrà ospitare anche le gare internazionali di pallavolo come dimostrato dalle ultime verifiche. Le critiche dell’opposizione ancora una volta si sono dimostrate strumentali, dal momento che l’altezza richiesta di 12,75 metri sarà raggiungibile semplicemente smontando i videoproiettori posti sotto all’oculum, un adeguamento più che normale di quelli che spesso si mettono in atto in tutti gli impianti che ospitano manifestazioni internazionali. Ma del resto, quale credibilità potevano avere le critiche del centrosinistra sulle misure del campo quando non sono riusciti nemmeno a misurare il loro “campo largo” che in campagna elettorale si è ristretto all’improvviso?”.
Pubblicata la manifestazione d’interesse
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