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Skymetro, Salis al Mit: “Proroga? L’aveva già chiesta Piciocchi”
Continua il botta e risposta a distanza tra la sindaca di Genova Silvia Salis e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: al centro dello scontro la proroga per lo skymetro. Nella giornata odierna Salis aveva dichiarato che avrebbe chiesto una proroga sui tempi al Mit, come da possibile concessione; successivamente il dicastero aveva risposto che non è possibile concederla ma che i termini scadranno il 31 dicembre 2025. Tutto tranquillo quindi sotto il cielo di Genova? No. Nel pomeriggio non si è fatta attendere la contro risposta della sindaca, che attraverso una nota, attacca l’ex giunta e il Mit.
Le parole della prima cittadina contro il Ministero
“Sono sorpresa della nota del Mit, anche perché la richiesta di proroga di sei mesi del finanziamento per lo skymetro è stata avanzata dalla giunta Piciocchi in data 16 maggio 2025, al fine di rinviare il termine di aggiudicazione ai lavori a giugno 2026 – bacchetta la sindaca di Genova Silvia Salis -. Stupisce che il Ministero non abbia diffuso alcuna nota sulla richiesta ricevuta dalla Giunta comunale di centrodestra, ma si sia premurato di rispondere con tempestività non a una richiesta del Comune di Genova, ma a mie dichiarazioni rilasciate a margine di un evento cittadino. La necessità di ottenere una proroga del finanziamento di sei mesi o un anno era già nota alla precedente amministrazione. Allo stesso modo è del tutto evidente ai tecnici del Comune che non c’è alcuna possibilità di aggiudicare i lavori del progetto skymetro entro il 31 dicembre 2025, alla luce delle rilevanti prescrizioni del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Ci impegneremo a risolvere la questione nel confronto istituzionale con il Ministero delle Infrastrutture per non perdere i finanziamenti e dotare la Val Bisagno di un sistema di trasporto rapido ed efficiente, ma non accettiamo lezioni da chi in tre anni non è riuscito ad arrivare ad un progetto cantierabile”.
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Carlo Legrottaglie ucciso nel suo ultimo giorno di lavoro
Carlo Legrottaglie ucciso in un inseguimento: era il suo ultimo giorno di lavoro. Ucciso in in un conflitto a fuoco con due rapinatori nel brindisino
Si chiamava Carlo Legrottaglie, aveva sessant’anni ed era al suo ultimo giorno di lavoro il carabiniere che è stato ucciso in un conflitto a fuoco con due rapinatori nel brindisino.
Una vicenda che ha sconvolto tutti quella di questo militare che era in servizio al nucleo radiomobile di Francavilla Fontana e che è stato ucciso in quello che era il suo ultimo turno di servizio, da venerdì sarebbe andato in licenza e poi a luglio sarebbe andato in pensione. Subito sono partite le ricerche rapinatori che erano scappati lasciando la macchina nel punto in cui è venuta sparatoria.
Sono stati individuati già in mattinata dalla polizia, si nascondevano in una masseria e quando hanno visto gli agenti hanno nuovamente aperto il fuoco. Uno dei due rapinatori è morto, non è chiaro se al termine della sparatoria con i poliziotti. Oppure se fosse rimasto già gravemente ferito dopo lo scontro con i carabinieri.
A quanto si è appreso i carabinieri erano intervenuti per sventare una rapina a un distributore di benzina quando uno dei due rapinatori ha aperto il fuoco contro il brigadiere, che è caduto a terra. Illeso invece il suo collega.
Tantissimi messaggi di cordoglio sono arrivati da parte di tutte le cariche dello Stato, dal presidente Mattarella alla premier Giorgia Meloni. Il carabiniere era sposato e aveva due figli. Una morte che lascia ancora una volta sgomenti. Ancora di più perché arrivata proprio quando dopo una carriera al servizio dell’arma Legrottaglie stava per iniziare a godersi la pensione.
Di Annalisa Grandi
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