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Nasce a Genova la scuola cattolica per formare nuovi democristiani

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Tutti lo vogliono, nessuno “lo piglia”. Chi è? È il tanto famigerato centro politico, che in molti fanno a gara per appropriarsene, ma che alla fine sembra non trovare mai pace. Ovvero, un proprietario che se lo coltivi, in attesa di far nascere qualcosa che probabilmente esiste, ma che non riesce a fermentare. E a trovare la propria collocazione.

Tutti fanno a gara per conquistare “il centro”

Il duo Renzi-Calenda che aveva portato alla costituzione del Terzo Polo sembrava qualcosa in grado di strutturarsi e di richiamare quell’elettorato che non si ritrova nel bipolarismo italiano, ma la prova è fallita, tra personalismi ed egocentrismi. E quel che resta di Italia Viva e Azione, se è vero che può incarnare l’ago della bilancia delle competizioni elettorali (vedi le Regionali liguri: con Iv forse Orlando avrebbe vinto ndr), non riesce comunque a creare qualcosa di solido, e se si votasse oggi, sondaggi alla mano, nessuno dei due riuscirebbe a entrare in Parlamento. Come, d’altronde è già accaduto alle Europee e alle Regionali, in modalità differenti entrambi non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento. Nel frattempo, a livello nazionale, sembra in embrione un progetto ex-novo, targato Sala-Ruffini. Il sindaco di Milano e l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate potrebbero dar vita al cosiddetto nuovo centro, del centrosinistra. Un Ulivo 4.0, che troverebbe la sua collocazione alla destra del Partito Democratico, e che da subito si connoterebbe da un lato della barricata. Posizionamento che né Renzi né Calenda hanno voluto intraprendere, spostandosi da una parte all’altra, e appoggiando a livello locale candidati del centrodestra e candidati del centrosinistra. Solo oggi, dopo mesi di tira e molla, Italia Viva avrebbe individuato nei progressisti il proprio humus. Segnali contrastanti che negli anni hanno contribuito alla mancanza di fidelizzazione necessaria, soprattutto in politica. E così, neanche a invocarlo troppo, c’è un appuntamento fissato sul calendario ed è quello del 18 gennaio, quando verrà battezzata ufficialmente Comunità Democratica, su iniziativa di Graziano Del Rio, dove dovrebbero partecipare esponenti come Romano Prodi, Pierluigi Castagnetti e proprio quell’Ernesto Maria Ruffini che da molti è considerato il futuro frontman (insieme a Sala) del centro. L’evento si terrà a Milano ma verrà osservato con molta attenzione da tutta Italia.

Da lontano, qualcuno spera in una nuova Democrazia Cristiana

In questo mare magnum alla finestra restano a guardare quelle personalità del mondo cattolico che in passato hanno militato nella Democrazia Cristiana e che spesso ripensano al ruolo che quest’ultima ha avuto nello scenario politico italiano. “Nell’attuale quadro nazionale sarebbe opportuno ci fosse un centro che riuscisse in qualche modo a evitare il conflitto permanente e a fare da mediazione, sarebbe importante ma parlare di un partito vero è proprio è un discorso difficile, in questo momento è impossibile – commenta a Primocanale l’ultimo responsabile amministrativo della Dc Sandro Levrero -. La forma partito oggi non è quella che si intendeva in passato, non esiste più la costituzione di una volta: oggi sono dei contenitori che hanno figure di riferimento di cui la popolarità è chiamata ad attrarre l’elettore”. Negli anni la genesi dei partiti e la loro formazione è mutata, nonostante esista una legge che stabilisce come funziona l’organizzazione e la nascita di un movimento. “I partiti in passato avevano delle sezioni che eleggevano il segretario, che a loro volta eleggeva i segretari provinciali e così via – aggiunge all’analisi Levrero -. Questo contribuiva a far crescere gli iscritti. La Dc a Genova contava 30 mila iscritti e 20, 25 sezioni. La partecipazione del territorio era una cosa di fatto. Questa realtà oggi non è più possibile, dopo la Seconda Repubblica, se partiamo dal principio che il deputato non viene più eletto dal territorio ma dal segretario, e questo meccanismo vizia la partecipazione”. Insomma, se non sembra in procinto di nascere una nuova Democrazia Cristiana degli anni 2000, i reduci democristiani hanno però in progetto un altro appuntamento, che potrebbe essere propedeutico a un percorso futuro, cristiano ovviamente.

A Genova magari non nasce la nuova Dc ma spuntano i “nuovi democristiani” – Leggi anche

 

A scuola di politica

“Cercheremo di far combaciare la posizione dei cattolici con quelle che sono state le giornate di Trieste e con le parole che disse il cardinal Ruini all’inizio della Seconda Repubblica, dando il suo liberi tutti” incalza Sandro Levrero. E cosa emerse? Che i cattolici devono tornare a impegnarsi in politica. Dopo l’ascesa negli anni ’40 e l’exploit nella Prima Repubblica, la richiesta è stata quella di riprovarci, magari in forma differente, ma ridando comunque parole e volti alla politica cattolica. E che si possa, in qualche modo, ripartire da Genova? È proprio nel capoluogo ligure che esiste ancora un patrimonio (l’unico in Italia ndr) della Democrazia Cristiana. Si tratta di una srl proprietaria di immobili e che con il tempo è diventata una fondazione, ed è da qui che pare essere pronto a prendere forma un nuovo progetto. “Insieme alla Lumsa (Università di Roma ndr) dovrebbero partire dei corsi post universitari per giovani che vogliono prepararsi sulla formazione politica, sulla base della dottrina sociale della chiesa – ha spiegato a Primocanale Sandro Levrero -. Vogliamo dare un contributo alla costruzione di una nuova classe politica, non possiamo pensare ora di fare un partito, da zero, è fuori dalla nostra logica, ma con il prossimo anno vogliamo dare il via a questi corsi per studenti e laureati, non solo genovesi ma di tutta Italia, che poi vogliano muoversi su questa linea”. Insomma, se non sembra pronta a germogliare una nuova Democrazia Cristiana, quella che si intravede all’orizzonte è la nascita di nuovi democristiani. Che forse non se ne sono mai andati, ma aspettavano solo un luogo dove ritrovarsi.

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